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Erdogan annuncia l'ordine di 36 aerei per ottenere appoggio francese

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  • Erdogan annuncia l'ordine di 36 aerei per ottenere appoggio francese

    Il Sole 24 Ore, Italia
    July 22, 2004

    Erdogan annuncia l'ordine di 36 aerei per ottenere l'appoggio
    francese alla Ue;
    Ankara gioca la carta Airbus

    Vittorio Da Rold

    La Turchia cerca un <si'> per l'avvio dei negoziati

    DAL NOSTRO INVIATO

    PARIGI *c Sul piatto delle difficili trattative per sedurre la
    Francia e aprire la porta ai negoziati per l'adesione della Turchia
    all'Unione europea il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha fatto
    cadere un ordine di acquisto di 36 Airbus pari a 2 miliardi di euro.

    Al termine della missione diplomatica di tre giorni del premier turco
    in terra di Francia la Turkish Airlines ha reso noto, con raro
    tempismo, che acquistera' 36 Airbus del consorzio europeo
    ispano-franco-tedesco e 15 della rivale americana Boeing per non
    irritare troppo gli Stati Uniti, l'altro grande alleato di Ankara.

    Se Noel Forgeard, chief executive di Airbus, getta acqua sul fuoco
    delle polemiche e parla solo di <semplici rapporti commerciali>,
    Thomas Pickering, vice presidente per le relazioni internazionali di
    Boeing, e' semplicemente furibondo e parla apertamente di <pressioni
    politiche> e di un uso spregiudicato dell'<allargamento europeo da
    parte di Parigi come argomento di vendita degli aerei Airbus>.

    Nei numeri della maxi-commessa turca (36 Airbus al consorzio europeo
    e 15 Boeing per gli Stati Uniti) sono gia' delineate, in percentuale,
    le linee guida della politica estera della Turchia e l'enorme
    importanza che il premier Erdogan, un islamico moderato che guida un
    governo monocolore, pone nella possibilita' di avere il via libera il
    17 dicembre a Bruxelles, sotto la presidenza olandese, l'avvio dei
    negoziati per l'ingresso nell'Unione europea.

    Nella missione diplomatica effettuata a Parigi il premier turco ha
    incassato all'Eliseo il personale sostegno del presidente della
    Repubblica, Jacques Chirac, il beneplacito del primo ministro
    Jean-Pierre Raffarin, il timido assenso dei socialisti di Frantois
    Hollande (che pongono pero' la condizione del riconoscimento del
    genocidio degli armeni), e la netta opposizione dell'Ump e dell'Udf,
    i due partiti del Centro-destra.

    Frantois Bayrou, leader dell'Udf, il partito centrista alleato della
    maggioranza a Parigi e della Margherita di Francesco Rutelli al
    Parlamento di Strasburgo, ha riaffermato la sua contrarieta'
    all'ingresso della Turchia senza mezzi termini: <Se l'Europa deve
    continuare a estendersi senza limiti e inglobare Paesi che
    appartengono ad altri continenti e altre culture allora ci sara'
    un'Unione sembra piu' debole>, ha affermato in un'intervista a Rtl.

    Anche Alain Juppe', ex presidente dell'Ump, il partito di maggioranza
    relativa che sostiene il capo dello Stato Jacques Chirac, ha preso
    posizione contro l'ingresso di Ankara. Ma e' soprattutto l'opinione
    pubblica a essere fortemente ostile nella sua maggioranza (60% degli
    intervistati) all'ipotesi di iniziare i negoziati per l'adesione:

    secondo gli ultimi sondaggi la Francia e' il Paese europeo piu'
    ostile all'allargamento dell'Unione alla Turchia.

    La maggioranza dei francesi teme un'ondata di immigrazione da un
    Paese musulmano che con i suoi 72 milioni di abitanti diventerebbe il
    secondo, nella speciale graduatoria per popolazione, dell'Unione
    europea dopo la Germania.

    Temi molto delicati che si intrecciano con la decisione del
    presidente Jacques Chirac di indire nella seconda parte del 2005 un
    referendum sulla Costituzione europea dagli esiti molto incerti.

    Secondo gli analisti politici sara' molto difficile che Parigi possa
    <aprire> ad Ankara prima della consultazione popolare sulla Carta
    europea prevista nella seconda parte del 2005 vista la contrarieta'
    della maggioranza della popolazione e l'ostilita' della forte
    comunita' armena (450mila persone). E allora al premier turco
    Erdogan, dopo aver precisato con uno scatto d'orgoglio che la
    questione armena non e' contemplata nei criteri imposti dalla Ue per
    l'accesso ai negoziati, non resta che far vedere la nuova faccia del
    Paese della Mezzaluna in materia di rispetto dei diritti umani e
    puntare sui progressi (riduzione dell'inflazione e ripresa della
    crescita) in campo economico. Magari strizzando l'occhio al mondo
    degli affari transalpino: un mercato composto da 72 milioni di
    consumatori non puo' essere lasciato a lungo fuori dalla porta.

    VITTORIO DA ROLD
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