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Turchia: scalando l'Ararat, sulle tracce degli armeni custodite dai

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    OsservatorioIraq, Italia
    13 ottobre 2011


    Turchia: scalando l'Ararat, sulle tracce degli armeni custodite dai curdi

    [Climbing Mount Ararat: in the footsteps of Armenians under Kurdish guard]

    Incontro con Alice Prete, una scalatrice agordina che ha raggiunto
    molte volte la vetta dell'Ararat, la montagna del Kurdistan turco che
    conserva le testimonianze del genocidio degli armeni e dove si
    ipotizza si trovino i resti dell'Arca di Noè. A ottobre è tornata su
    questo monte per una nuova spedizione culturale e solidale.

    di Maria Letizia Perugini


    Può raccontarci le ragioni che l'hanno spinta a intraprendere questa
    scalata, chi sono stati i suoi compagni di viaggio?

    La scalata dal punto di vista alpinistico non è particolarmente
    complicata, certo si tratta di una cima di 5000 metri dove a volte il
    vento raggiunge i 160km/h, ma le ragioni principali che mi hanno
    portato sull'Ararat sono di ordine storico e culturale.

    Ho intrapreso questo viaggio con Lelio De Bernardin, Francesca
    Zambelli, Doriano Filippi e Monica Scussel ma soprattutto con Azad
    Vartanian - nome armeno che significa libertà - è un ricercatore
    italiano che da 20 anni è sulle tracce del popolo armeno e dei resti
    dell'Arca di Noè.

    Negli studi di Azad le tracce del popolo armeno e quelle dell'Arca di
    Noè si sono intrecciate: nelle zone in cui sono stati ritrovati i
    resti delle antiche tombe armene, i katchkar, è stato individuato un
    sentiero ben visibile che, in un primo momento, non si sapeva dove
    conducesse. Gli studi di Azad hanno dimostrato che attraverso questo
    sentiero gli armeni raggiungevano un luogo che consideravano sacro e
    che coincide con il sito in cui si troverebbero i resti dell'Arca di
    Noè.

    Si è trattato quindi di una spedizione alpinistica, sicuramente, ma
    anche di un viaggio attraverso la cultura e la storia dei popoli
    dell'Anatolia centrale, gli armeni e i resti del loro genocidio, ma
    anche i curdi.

    Oggi i curdi sono i custodi di queste zone per quanto un tempo tra
    questi due popoli, gli armeni e curdi, non scorresse buon sangue. Si
    trattava di rivalità fomentate dai turchi per dividere e indebolire
    le minoranze all'interno dei confini del paese. Oggi però ormai le
    vicende storiche hanno portato i curdi di queste zone ad essere
    praticamente i discendneti degli armeni sopravvissuti al genocidio.

    Le spedizioni non sono sempre state facili, al di là delle difficoltà
    oggettive legate a una scalata di 5000 metri si sono aggiunte anche
    difficoltà di tipo amministrativo. Può raccontarci quali sono i
    problemi?

    L'accesso al monte Ararat è possibile solo dal versante sud dove c'è
    la via commerciale, ma anche salendo da questo lato è possibile
    incontrare delle difficoltà in quanto è necessario avere il permesso
    turco che si ottiene affidandosi alle guide, ma spesso ci vogliono dei
    mesi.

    Noi, per i nostri viaggi ci siamo affidati a una guida curda
    Burhancevarun e non abbiamo avuto problemi di tempi.

    Poi c'è la zona nord che è in mano ai militanti del Pkk. Qui le
    autorità turche non hanno il controllo del territorio e non possono
    quindi concedere i permessi. Chi viene trovato in questa zona viene
    arrestato dai turchi o comunque deve essere pronto a fronteggiare il
    possibile incontro con il Pkk.

    Azad che frequenta queste zone da 20 anni non ha mai avuto problemi,
    si è ben integrato nell'ambiente della montagna, ha comprato 300
    pecore e ormai si confonde tranquillamente con i curdi dei villaggi!

    Nell'ultima spedizione anche noi abbiamo raggiunto la zona nord, e
    abbiamo avuto la possibilità si visitare gli antichi cimiteri armeni
    nella gola di Ahora. È stato molto suggestivo.


    Dopo la scalata poi ha visitato anche il centro medico che sorge ai
    piedi della montagna nella città di Dogubaiazit. Il suo viaggio aveva
    anche uno scopo di solidarità dunque?

    Si infatti! Arrivando a Dogubaiazit abbiamo portato 60 kg di aiuti per
    la popolazione di queste zone. Abbiamo visitato il centro medico della
    città che è stato costruito grazie ai finanziamenti di Un ponte per...
    e sono rimasta piacevolmente sorpresa dall'efficienza di queste
    strutture, l'ambulatorio odontoiatrico è all'avanguardia! Ma anche la
    parte dedicata alla ginecologia.

    Il centro medico era stato costruito per essere rivolto soprattutto
    alle donne e alle ragazze, ma offre i suoi servizi sanitari a tutti i
    curdi della zona.

    Poi in collaborazione con un negozio di Feltre, Linea Verticale,
    abbiamo portato anche molte attrezzatura da scalata per la gente di
    qui. Il monte Ararat per quanto non sia molto frequentato dagli
    italiani - noi abbiamo una ricchezza in termini di montagne che altri
    paesi non hanno - è però una meta ambita da molti scalatori francesi,
    polacchi ma anche australiani o americani, ma spesso le guide curde
    non hanno l'attrezzatura necessaria ad accompagnare gli scalatori.

    Portando queste attrezzature quindi speriamo di contribuire a
    incrementare il turismo di questa regione, un'importante fonte di
    sussistenza insieme alla pastorizia, e a garantire una maggiore
    sicurezza alle guide curde.



    13 ottobre 2011

    http://www.osservatorioiraq.it/content/turchia-scalando-lararat-sulle-tracce-degli-armeni-custodite-dai-curdi

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