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Armeni e caucasici, in partenza dalla Siria

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    Osservatorio Balcani e Caucaso, Italia
    14 agosto 2012



    Armeni e caucasici, in partenza dalla Siria


    Marilisa Lorusso
    14 agosto 2012


    Tra chi cerca di sfuggire al conflitto in Siria vi sono anche migliaia
    di membri della diaspora armena e circassa che si erano stanziati in
    medio oriente a partire dal XIX secolo. Guardano ad Armenia e Russia
    in cerca di tranquillità. Un processo che può avere molte implicazioni


    La Siria ospita una numerosa minoranza armena, stabilitasi in medio
    oriente a partire da tempi antichi, ma numericamente accresciuta
    significativamente in seguito al genocidio degli armeni nell'allora
    impero ottomano. Approssimativamente 100.000 armeni si concentrano in
    particolare nella città di Aleppo, anche se vi sono centri abitati
    come Kesab a maggioranza armena. La comunità armena locale non è
    originaria del Caucaso, ma sentendo minacciata la propria sicurezza
    per via del conflitto in corso e degli incerti sviluppi, migliaia di
    loro hanno già deciso di cercare rifugio nell'Armenia indipendente di
    oggi.

    Una minoranza in pericolo

    Yerevan ha seguito con apprensione la crisi e si sta muovendo a tutela
    della minoranza, nei margini dei grandi disagi che i combattimenti
    stanno causando. Così mentre le sedi diplomatiche, inclusa quella
    azerbaijana chiudono, quella armena non solo rimane aperta, ma il
    consolato di Aleppo viene spostato temporaneamente in prossimità degli
    insediamenti a maggiore concentrazione armena. Lo scopo è offrire
    assistenza ai cittadini siriani di origine armena, in una fase in cui
    le comunicazioni sono interrotte o difficoltose, o facilitarne
    l'uscita dal paese. A giugno il ministero della Diaspora armeno aveva
    dichiarato la disponibilità ad aiutare i residenti in pericolo o
    difficoltà. E che dei re-insediamenti ci siano stati risulta evidente
    anche dall'apertura di corsi di lingua per gli armeni siriani a
    Yerevan (gli armeni di Siria parlano una varietà di armeno diversa -
    l'armeno occidentale - rispetto a quella diffusa nell'Armenia
    contemporanea) e da dichiarazioni pubbliche di associazioni benefiche
    come Orran che si sono offerte di aiutare i profughi. Profughi che
    entrano in Armenia spesso non più come cittadini siriani: una seduta
    straordinaria del governo ha decretato una facilitazione del regime di
    naturalizzazione per gli armeni di Siria, che ora possono ricevere il
    passaporto e la cittadinanza presso l'ambasciata di Damasco, il
    consolato di Aleppo e la rappresentanza diplomatica in Libano. Un
    processo sicuramente concordato con le autorità di Damasco e portato
    avanti con discrezione, per evitare che risulti come un atto di
    tradimento verso la patria siriana, cosa che potrebbe esporre la
    minoranza a ritorsioni. Intanto Armavia, la compagnia di bandiera di
    Yerevan, ha cominciato un servizio di voli regolari con Damasco per
    portare i bambini armeni a `passare l'estate' in Armenia, e certo sono
    fra i pochi aerei civili che decollano e atterrano in Siria, laddove
    anche Aeroflot ha sospeso i voli.

    Cautela è la parola d'ordine: dell'ipotesi di un post-Assad, evocato a
    gran voce sulla stampa occidentale, i media armeni hanno cominciato a
    parlare solo a luglio e valutando sempre e in primis l'impatto sulla
    comunità dei connazionali che risiede nel paese. Alexander
    Iskandaryan, direttore del Caucasus Institute di Yerevan, sottolinea
    che il teatro siriano è fin peggiore di quello libico con il rischio
    di una micro-frammentazione in città e piccole unità amministrative
    ingestibili dal potere centrale, dove sparute minoranze armene si
    troverebbero esposte a enormi rischi.

    Nuovi karabakhi?

    La notizia dell'arrivo di armeni dalla Siria ha suscitato immediate
    reazioni da parte dell'Azerbaijan, che in una nota ufficiale del 6
    agosto ha segnalato ai Co-Presidenti del Minsk Group la propria
    preoccupazione per eventuali nuovi insediamenti nei `territori
    occupati' dagli armeni del Nagorno Karabakh, territorio rimasto
    spopolato dopo il conflitto.


    Le autorità de facto del Nagorno Karabakh, pur riaffermando il diritto
    sovrano dell'autoproclamatesi repubblica di accettare tutti i migranti
    che ritiene, non confermano che sia in corso un'accoglienza di
    profughi da Aleppo o dalle altre zone della Siria interessate dai
    combattimenti. Anzi, reagendo alle accuse di stare alterando
    deliberatamente la composizione demografica dell'area, già
    significativamente sbilanciata a causa degli sfollamenti del periodo
    bellico che hanno causato di fatto la scomparsa della comunità azera,
    il de facto governo del Karabakh ha ricordato i report delle missioni
    dell'OSCE che non avevano confermato l'ipotesi di un ripopolamento
    armeno nelle regioni de jure ancora azerbaijane. Missioni che però
    precedono la crisi siriana.

    Conseguenze all'ONU e oltre

    Ad agosto l'Armenia è stata uno dei 31 stati ad astenersi in sede ONU
    alla risoluzione sulla crisi siriana. Non fra gli astenuti, bensì fra
    chi si è opposto alla risoluzione del 3 agosto c'è la Russia. Fra le
    varie speculazioni legate alle attività russe in Siria, spesso viene
    trascurato il fenomeno della `nuova storica' minoranza russa che vi
    risiede. Comparare il caso armeno e quello russo è interessante,
    perché i processi sono i medesimi: naturalizzazioni e
    passaportizzazioni veloci, trasferimento nella `patria storica' ed
    eventuale inserimento, previo corso di lingua e quant'altro. I `russi'
    di Siria sono caucasici che si trovano in Siria perché i loro antenati
    non avevano accettato di essere russi. Sono cioè i cabardini, i
    circassi e i discendenti di altre minoranze nord e sud caucasiche che
    erano migrate nell'Impero Ottomano al tempo delle guerre zariste. E
    che ora possono tornarvi, senza essere mai stati in Russia né
    conoscerne la lingua, grazie all'interessamento della Federazione (e
    dell'Abkhazia, nel caso degli abkhazi) per i `compatrioti' che vivono
    in Siria.

    E qui il viaggio nel passato si fa intricato e la ricostruzione degli
    eventi degli ultimi mesi si riempie di ambigue suggestioni.

    A febbraio il Consiglio Federale russo ha inviato la prima delegazione
    a valutare la condizione dei nord Caucasici in Siria. Sono cominciati
    gli arrivi, sia in Abkhazia che in Russia, ma il numero di chi lascia
    il paese è limitato, rispetto ai numeri stimati dei `compatrioti'
    rimasti in Siria e i quanti avrebbero potuto - comunque -
    potenzialmente tutelarsi accettando il passaporto russo.

    La Russia ha dichiarato di non voler intervenire a difesa di Assad, e
    allo stesso tempo di non poter accettare un intervento militare sul
    modello di quello libico. Con la memoria di quanto accaduto in Georgia
    nel 2008, quando Mosca giustificò il proprio intervento militare in
    Ossezia del Sud facendo riferimento all'obbligo costituzionale di
    proteggere compatrioti all'estero, ci si può chiedere se questa `nuova
    storica' minoranza russa ritrovata non possa fornire un pretesto per
    contrastare azioni militari in zona.

    http://www.balcanicaucaso.org/Tutte-le-notizie/Armeni-e-caucasici-in-partenza-dalla-Siria-121358


    From: Baghdasarian
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