L'AltraPagina.it
3 gennaio 2012
`I Figli dell'Ararat, L'Avanposto', Marrazzo racconta l'Armenia
January 3, 2012
Un paese incastrato tra Turchia, Georgia, Azerbaigian e Iran. Un
fazzoletto di terra, se confrontato a quelli che erano i suoi confini
di un tempo. Eppure che l'Armenia esista di nuovo - ufficialmente dal
1991, in conseguenza del crollo del Muro e della fine dell'Urss - pare
quasi un miracolo, dopo il genocidio che ne ha sterminato la
popolazione ai primi del Novecento, determinando la diaspora di
persone senza più radici e con il sogno di una patria. Storie che
Piero Marrazzo - al suo secondo reportage, dopo quello dedicato al
dramma della Somalia - racconta in `I figli dell'Ararat -
L'avamposto', in onda mercoledì 4 gennaio alle 23.30 su Rai3: un
riferimento alla montagna simbolo dell'Armenia, quella in cui su cui
si posò l'arca di Noè dopo il Diluvio e che si staglia sullo sfondo
della capitale, Erevan, ma in territorio turco.
Prodotto da Brave Film in collaborazione con Rai Cinema il
documentario ripercorre le vicende del popolo armeno: donne, uomini,
famiglie che hanno attraversato la storia del ventesimo secolo,
ricominciando altrove la propria esistenza. O confinandola in una
prigione, come nel caso di Karikin Crikorian che - in carcere in
Italia per terrorismo - ripercorre la propria vita: la follia della
lotta armata, i lunghi anni di reclusione, la consapevolezza di aver
perso la gioventù. E senza mai aver visto la patria per cui ha tanto
lottato.
Ma ci sono anche personaggi di origine armena, diventati famosi, che
vivono e lavorano in giro per il mondo: dal cantante Charles Aznavour,
intervistato nella sua residenza nel sud della Francia, alla
scrittrice Antonia Arslan, docente universitaria e autrice del libro
`La masseria delle allodole', che Marrazzo incontra nella splendida
cornice nel Monastero di San Lazzaro degli Armeni a Venezia. E ancora,
Vartan Gregorian, presidente di una delle maggiori istituzioni
culturali statunitensi, la Carnegie Foundation di New York; e il
documentarista Satenig Gugiughian, che vive a Roma e il cui padre è
stato uno delle vittime della diaspora.
http://www.laltrapagina.it/mag/?p=3699
From: A. Papazian
3 gennaio 2012
`I Figli dell'Ararat, L'Avanposto', Marrazzo racconta l'Armenia
January 3, 2012
Un paese incastrato tra Turchia, Georgia, Azerbaigian e Iran. Un
fazzoletto di terra, se confrontato a quelli che erano i suoi confini
di un tempo. Eppure che l'Armenia esista di nuovo - ufficialmente dal
1991, in conseguenza del crollo del Muro e della fine dell'Urss - pare
quasi un miracolo, dopo il genocidio che ne ha sterminato la
popolazione ai primi del Novecento, determinando la diaspora di
persone senza più radici e con il sogno di una patria. Storie che
Piero Marrazzo - al suo secondo reportage, dopo quello dedicato al
dramma della Somalia - racconta in `I figli dell'Ararat -
L'avamposto', in onda mercoledì 4 gennaio alle 23.30 su Rai3: un
riferimento alla montagna simbolo dell'Armenia, quella in cui su cui
si posò l'arca di Noè dopo il Diluvio e che si staglia sullo sfondo
della capitale, Erevan, ma in territorio turco.
Prodotto da Brave Film in collaborazione con Rai Cinema il
documentario ripercorre le vicende del popolo armeno: donne, uomini,
famiglie che hanno attraversato la storia del ventesimo secolo,
ricominciando altrove la propria esistenza. O confinandola in una
prigione, come nel caso di Karikin Crikorian che - in carcere in
Italia per terrorismo - ripercorre la propria vita: la follia della
lotta armata, i lunghi anni di reclusione, la consapevolezza di aver
perso la gioventù. E senza mai aver visto la patria per cui ha tanto
lottato.
Ma ci sono anche personaggi di origine armena, diventati famosi, che
vivono e lavorano in giro per il mondo: dal cantante Charles Aznavour,
intervistato nella sua residenza nel sud della Francia, alla
scrittrice Antonia Arslan, docente universitaria e autrice del libro
`La masseria delle allodole', che Marrazzo incontra nella splendida
cornice nel Monastero di San Lazzaro degli Armeni a Venezia. E ancora,
Vartan Gregorian, presidente di una delle maggiori istituzioni
culturali statunitensi, la Carnegie Foundation di New York; e il
documentarista Satenig Gugiughian, che vive a Roma e il cui padre è
stato uno delle vittime della diaspora.
http://www.laltrapagina.it/mag/?p=3699
From: A. Papazian