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Genocidio armeno, le posizioni della Turchia .

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  • Genocidio armeno, le posizioni della Turchia .

    Levante online , Italia
    12 gennaio 2012


    Genocidio armeno, le posizioni della Turchia .

    Giovedì 12 Gennaio 2012 01:12
    di Marianna Cortese

    Il tema del genocidio armeno è tornato, con tutta la sua forza, nel
    dibattito politico dopo lo scontro che ha visto contrapposti la
    Turchia e la Francia.

    Il termine genocidio armeno si riferisce a tutte quelle azioni
    collegate alla deportazione e all'eliminazione fisica degli armeni
    avvenute tra il 1915 e il 1916. Gli armeni ricordano questo
    avvenimento il 24 aprile di ogni anno, tanto che nel 2010 si è
    commemorato il 95° anniversario del genocidio armeno.

    Questi avvenimenti devono essere inquadrati nel loro contesto
    storico-politico: infatti all'indomani del primo conflitto mondiale e
    dell'abbattimento dell'Impero ottomano, salirono al potere i Giovani
    turchi che avvertivano la popolazione armena come potenziale alleata
    dei russi contro il neo potere repubblicano. Nel 1915 si registrano i
    primi arresti, tanto che in un solo mese si segnalano più di mille
    intellettuali armeni, tra cui giornalisti, poeti, scrittori e delegati
    di Parlamento, deportati nei territori interni dell'Anatolia e qui
    massacrati. Le cosiddette marce della morte coinvolsero più di un
    milione e duecento mila persone, tra le quali molte morirono durante
    il viaggio per sfinimento, malattia o fame.

    Il governo turco continua ancora oggi a negare, al punto che la
    magistratura turca punisce con arresto e reclusione fino a tre anni
    chi nomina in pubblico l'esistenza del genocidio, in quanto gesto
    anti- patriottico. Questo è testimoniato dai molti arresti avvenuti in
    terra turca: ricordo, infatti, lo storico Taner Akçam arrestato nel
    1976 e condannato a dieci anni di reclusione, in quanto accusato di
    essere stato il primo a parlare pubblicamente di genocidio; e lo
    stesso stava per coinvolgere lo scrittore Orhan Pamuk che, durante
    un'intervista ad un giornale svizzero, accennava a quegli avvenimenti
    storici. Quest'ultima denuncia fu, però, poco dopo ritirata. La
    Turchia, infatti, vede le morti avvenute durante questi
    `trasferimenti' non come un atto deliberato e programmato ma,
    piuttosto, causato dalla fobia russa, così largamente presente in quel
    periodo. Questo atteggiamento negazionista causa profondi problemi per
    l'entrata del paese turco nell'Unione Europa: ventuno paesi, infatti,
    riconoscono e criticano l'atteggiamento passato e presente della
    Turchia nei confronti degli armeni.

    In questo folto dibattito politico va inserita e letta la legge
    approvata dal Parlamento francese che rende illegittima la negazione
    del genocidio, compiuta anche dagli stessi turchi, sanzionandola con
    un anno di carcere e 45 mila euro di ammenda, per chi nega
    pubblicamente questi terribili fatti storici.

    Le reazioni turche non sono tardate. Il primo ministro turco Erdoḡan
    critica la decisione francese e la descrive come una `profonda ferita
    che potrà difficilmente rimarginarsi'. Molto diverso è il tono del
    ministro degli Esteri francese Alain Juppè che si dichiara
    `dispiaciuto per il malcontento turco' ed invita il Paese a `favorire
    la conservazione di un dialogo aperto e costruttivo', forse anche per
    preservare i grandi risultati diplomatici conseguiti negli ultimi
    tempi nella gestione dei rapporti tra questi due paesi.

    Le reazioni dell'opinione pubblica a riguardo della scelta francese
    sono varie; in molti prevale la convinzione che questo interesse sia
    dovuto a meri calcoli pre-elettorali: in questo modo, infatti, Sarkozy
    vorrebbe riservarsi l'appoggio dei francesi di origine armena presenti
    nel proprio paese. Non bisogna, però, dimenticare che questa
    consapevolezza si inserisce in un'ottica mondiale molto più ampia.

    Nel 2010 il Congresso degli Stati Uniti votò una risoluzione che
    chiedeva al presidente Obama di riconoscere questa tragedia; ed anche
    allora la Turchia ritirò il proprio ambasciatore. In Italia invece,
    dopo un dibattimento apertosi nel 1998, la Camera dei deputati, in
    concerto con il Parlamento europeo e lo Stato Vaticano, riconosceva
    nel 2000 gli eventi, invitando la Turchia a fare i conti con la
    propria storia, e i sentimenti derivanti da decisioni che, in quegli
    anni, causarono molti morti e tanto dolore.


    http://www.levanteonline.net/index.php/esteri/mondo/5851-genocidio-armeno-le-posizioni-della-turchia.html




    From: A. Papazian
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