IL "CORTILE" DI ANTONIA ARSLAN
korazym.org
http://www.korazym.org/index.php/libri/24-lettura/2010-il-qcortileq-di-antonia-arslan.html
Domenica 15 Gennaio 2012
Scritto da Caterina Maniaci
E' uscito l'ultimo libro di Antonia Arslan, dal titolo "Il cortile
dei girasoli" (edizioni Piemme) e siamo subito andati a comprarlo. In
attesa del nuovo romanzo della "trilogia" armena", dopo il grande
successo della "Masseria delle allodole" e della "Strada per Smirne",
e dopo "Ishtar 2. Cronache dal mio risveglio" (dedicato al doloroso
capitolo di una sua recente malattia) la Arslan pubblica un insieme
di piccoli "quadri" - ricordi, ritratti, appunti, paesaggi - che
compongono il vasto universo dell'autrice. Bisogna ammetterlo: per
chi scrive Antonia Arslan non è semplicemente una importante autrice
contemporanea, una delle pochissime voci autentiche della letteratura
nostrana che sappia usare la lingua italiana come uno strumento usato
per creare bellezza. E' questo ma molto di più. E' stata la docente
ammirata, diventata poi modello, negli anni di universita a Padova,
dove ha insegnato a lungo Letteratura italiana moderna e contemporanea,
la quale, con le sue lezioni, ha innescato un amore imperituro per
la poesia e il gusto per piccoli, grandi autori poco conosciuti,
soprattutto donne.
I suoi saggi davvero pioneristici sulla narrativa popolare
dell'Ottocento e sulle scrittrici e poetesse italiane hanno dischiuso
un mondo nascosto e affascinante: chi aveva mai parlato e scritto così
della Marchesa Colombi e del suo microcosmo provinciale... E delle
poesie della padovana, di origini armene, Vittoria Aganoor Pompilj...
Ecco, l'identita armena è la chiave di volta di tutta la straordinaria
educazione culturale operata dalla Arslan. La storia di questo popolo
le era impresso nell'anima, perche era ed è storia di famiglia,
storia di generazione, ma quando cominciò a tradurre le poesie di
Daniel Varujan la forza, la drammaticita, ma anche la profondita
e la bellezza di questa storia diventarono carne e sangue, parole
e racconto. Non solo per lei, ma di riflesso per molti altri. Il
ricordo della prima lettura di quelle poesia è ancora fortissimo e,
in qualche modo, lacerante: lei ci fece leggere - e lesse in pubblico
- quei versi traboccanti di gioia di vivere, di immagini del Paese
lontano e amato - l'Armenia dei campi, dei giardini, delle chiese
di pietra, dell'Ararat - e anche grondanti di sangue, di morte,
di ferocia, scatenati dalla persecuzione contro il popolo armeno. E
così, per noi e molti altri, l'Armenia diventò una patria d'elezione,
dell'anima e scoprimmo le sue tracce tutt'intorno a noi.
Cominciammo a conoscere la Venezia armena, con il grande collegio
ormai disabitato e il giardino silenzioso, e soprattutto l'isola
di San Lazzaro con le sue memorie custodite dai padri mechitaristi,
e dalle finestre del convento si potevano immaginare le acque della
laguna trasformate in quelle, limpide e serene, del lago Sevan, in
cui si specchiano gli antichi profili del monastero di Sevanavank,
corroso dal vento e dalla pioggia. Quando uscì "La masseria delle
allodole", nel 2004, la commozione fu grande. Veniva rievocata lo
sterminio di un intero popolo attraverso la vicenda terribile di una
famiglia, quella di Antonia, usando una prosa intensa, delicata ma
senza alcuna censura della realta, e fu anche grazie a questo romanzo
che il genocidio perpetrato dalla Turchia diventò meno oscuro e
dimenticato. Frammenti di quella storia, ma insieme di molto altro,
emergono anche dalle pagine del "Cortile dei girasoli parlanti",
attraverso lo stesso linguaggio limpido, poetico, evocativo.
Ne è esempio il breve brano che ha dato il titolo al libro, ambientato
a Longiano, paese bellissimo nelle colline intorno a Cesena, mentre
avvolge la scrittrice, che si sporge dagli spalti del castello. Guarda
il paesaggio sottostante e vede un cortiel, dentro il quale . La
bellezza è ovunque e cerca sempre una Presenza che, come il sole,
può oscurasi, ma non scompare mai.
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Domenica 15 Gennaio 2012
Scritto da Caterina Maniaci
E' uscito l'ultimo libro di Antonia Arslan, dal titolo "Il cortile
dei girasoli" (edizioni Piemme) e siamo subito andati a comprarlo. In
attesa del nuovo romanzo della "trilogia" armena", dopo il grande
successo della "Masseria delle allodole" e della "Strada per Smirne",
e dopo "Ishtar 2. Cronache dal mio risveglio" (dedicato al doloroso
capitolo di una sua recente malattia) la Arslan pubblica un insieme
di piccoli "quadri" - ricordi, ritratti, appunti, paesaggi - che
compongono il vasto universo dell'autrice. Bisogna ammetterlo: per
chi scrive Antonia Arslan non è semplicemente una importante autrice
contemporanea, una delle pochissime voci autentiche della letteratura
nostrana che sappia usare la lingua italiana come uno strumento usato
per creare bellezza. E' questo ma molto di più. E' stata la docente
ammirata, diventata poi modello, negli anni di universita a Padova,
dove ha insegnato a lungo Letteratura italiana moderna e contemporanea,
la quale, con le sue lezioni, ha innescato un amore imperituro per
la poesia e il gusto per piccoli, grandi autori poco conosciuti,
soprattutto donne.
I suoi saggi davvero pioneristici sulla narrativa popolare
dell'Ottocento e sulle scrittrici e poetesse italiane hanno dischiuso
un mondo nascosto e affascinante: chi aveva mai parlato e scritto così
della Marchesa Colombi e del suo microcosmo provinciale... E delle
poesie della padovana, di origini armene, Vittoria Aganoor Pompilj...
Ecco, l'identita armena è la chiave di volta di tutta la straordinaria
educazione culturale operata dalla Arslan. La storia di questo popolo
le era impresso nell'anima, perche era ed è storia di famiglia,
storia di generazione, ma quando cominciò a tradurre le poesie di
Daniel Varujan la forza, la drammaticita, ma anche la profondita
e la bellezza di questa storia diventarono carne e sangue, parole
e racconto. Non solo per lei, ma di riflesso per molti altri. Il
ricordo della prima lettura di quelle poesia è ancora fortissimo e,
in qualche modo, lacerante: lei ci fece leggere - e lesse in pubblico
- quei versi traboccanti di gioia di vivere, di immagini del Paese
lontano e amato - l'Armenia dei campi, dei giardini, delle chiese
di pietra, dell'Ararat - e anche grondanti di sangue, di morte,
di ferocia, scatenati dalla persecuzione contro il popolo armeno. E
così, per noi e molti altri, l'Armenia diventò una patria d'elezione,
dell'anima e scoprimmo le sue tracce tutt'intorno a noi.
Cominciammo a conoscere la Venezia armena, con il grande collegio
ormai disabitato e il giardino silenzioso, e soprattutto l'isola
di San Lazzaro con le sue memorie custodite dai padri mechitaristi,
e dalle finestre del convento si potevano immaginare le acque della
laguna trasformate in quelle, limpide e serene, del lago Sevan, in
cui si specchiano gli antichi profili del monastero di Sevanavank,
corroso dal vento e dalla pioggia. Quando uscì "La masseria delle
allodole", nel 2004, la commozione fu grande. Veniva rievocata lo
sterminio di un intero popolo attraverso la vicenda terribile di una
famiglia, quella di Antonia, usando una prosa intensa, delicata ma
senza alcuna censura della realta, e fu anche grazie a questo romanzo
che il genocidio perpetrato dalla Turchia diventò meno oscuro e
dimenticato. Frammenti di quella storia, ma insieme di molto altro,
emergono anche dalle pagine del "Cortile dei girasoli parlanti",
attraverso lo stesso linguaggio limpido, poetico, evocativo.
Ne è esempio il breve brano che ha dato il titolo al libro, ambientato
a Longiano, paese bellissimo nelle colline intorno a Cesena, mentre
avvolge la scrittrice, che si sporge dagli spalti del castello. Guarda
il paesaggio sottostante e vede un cortiel, dentro il quale . La
bellezza è ovunque e cerca sempre una Presenza che, come il sole,
può oscurasi, ma non scompare mai.