Il Manifesto, Italia
19 luglio 2012
Gigantismo sul lago Sevan
Paola Desai
2012.07.19
A prima vista sembra un dilemma irrisolvibile: la siccità ha colpito
gravemente l'Armenia e il parlamento nazionale, a Yerevan, ha
approvato a larga maggioranza la legge che permetterà di raddoppiare
il prelievo di acqua dal lago Sevan per alimentare l'irrigazione nella
valle del Ararat, la principale regione agricola del paese. Il
parlamento ha approvato la legge 93 voti favorevoli contro 12,
ignorando sia le obiezioni dei deputati dell'opposizione sia le
proteste delle organizzazioni ambientaliste: perché la decisione suona
coma una condanna per il lago Sevran, la più grande riserva di acqua
dolce nell'intera regione del Caucaso, che si è andato rimpicciolendo
dagli anni '50.
La vicenda di questo lago è un esempio del gigantismo dei progetti di
sviluppo in particolare dell'era sovietica. Situato nella parte
centrale della repubblica dell'Armenia, provincia di Gegharkunik, a
1.900 metri d'altezza, il lago Sevan è stato drasticamente trasformato
da una serie di interventi umani nel corso del '900. Negli anni '30
era profondo 95 metri, copriva una superfice di 1.360 chilometri
quadrati, aveva 260 chilometri quadrati di perimetro e un volume di 58
km cubi. Oggi è ridotto a 940 kmq di superfice e 34 km cubi di volume.
Già agli inizi del secolo ingegneri russi avevano ipotizzato di usare
quella gigantesca riserva d'acqua, in gran parte destinata a
evaporare, per progetti di irrigazione e per la produzione di energia.
Il progetto è stato realizzato più tardi dal governo sovietico sotto
Stalin, a partire dal '33. L'unico defluente, il fiume Hrazdan, è
stato allargato ed è stato costruito un tunnel; dopo la Seconda guerra
mondiale i lavori sono ripresi nel '49. L'acqua avrebbe alimentato
l'industrializzazione, mentre il lago (ridotto a un terzo
dell'originale) sarebbe servito per la piscicoltura. La fine dell'era
staliniana nel '56, quando i progetti di sviluppo della regione sono
stati riconsiderati, ha evitato al lago di Sevan un disastro ecologico
simile a quello di Aral. Perché gli effetti negativi avevano
cominciato a mostrarsi: l'inquinamento industriale, la perdita di
pescosità, poi la progressiva erosione delle coste. Nel '62 il lago si
era stabilizzato (18 metri sotto il livello originale), ma poco dopo è
cominciato un problema di proliferazione di alghe e di
eutrofizzazione.
Già in epoca sovietica erano stati formulati progetti per invertire la
tendenza; il prelievo d'acqua però è continuato, ed è anche aumentato
di intensità dopo che l'Armenia è diventata indipendente nel 1991.
Solo nell'ultimo decennio, con un finanziamento della Banca Mondiale:
nel 2003 è stato completato un tunnel sotterraneo che deve trasferire
acqua da un altro bacino (il fiume Vorotan): se tutto funzionasse il
livello del lago dovrebbe ricominciare a salire 20 centrimetri l'anno,
è tornare al livello degli anni '50 in una trentina d'anni. Oggi il
livello del lago resta stabile a 20 metri sotto quello originale.
La legge appena approvata segna una battuta d'arresto di ogni velleità
di recupero: per questo protestano gli ambientalisti armeni. Ma non
c'è alternativa, aveva dichiarato il primo ministro Tigran Sargsya a
una riunione del governo, a metà giugno. La valle dell'Ararat è
minacciata, oltre 40mila ettari di terre coltivate rischiano di non
ricevere una goccia d'acqua. Le riserve d'acqua dolce nel paese sono
ridotte a un terzo del normale; l'inverno scorso ha visto cadere
pochissima neve e i fiumi stagnano. L'unico modo per evitare il crollo
della produzione agricola è aumentare il prelievo dal lago Sevan da
170 a 320 milioni di metricubi l'anno, sostiene il governo.
Un recente servizio di Armnews Tv suggerisce però dell'altro. La
siccità non sarebbe poi così grave, come testimonia l'abbondanza di
erba e di funghi. La vera ragione per continuare a togliere acqua al
lago Sevan è che sulle sue rive (attuali) sono sorte strade, case e
anche belle ville appartenenti all'élite politica e imprenditoriale:
la siccità è solo una scusa, sostengono alcuni, per salvare le ville
degli oligarchi.
http://www.ilmanifesto.it/attualita/terra-terra/manip2pz/50083fbb628ca/
19 luglio 2012
Gigantismo sul lago Sevan
Paola Desai
2012.07.19
A prima vista sembra un dilemma irrisolvibile: la siccità ha colpito
gravemente l'Armenia e il parlamento nazionale, a Yerevan, ha
approvato a larga maggioranza la legge che permetterà di raddoppiare
il prelievo di acqua dal lago Sevan per alimentare l'irrigazione nella
valle del Ararat, la principale regione agricola del paese. Il
parlamento ha approvato la legge 93 voti favorevoli contro 12,
ignorando sia le obiezioni dei deputati dell'opposizione sia le
proteste delle organizzazioni ambientaliste: perché la decisione suona
coma una condanna per il lago Sevran, la più grande riserva di acqua
dolce nell'intera regione del Caucaso, che si è andato rimpicciolendo
dagli anni '50.
La vicenda di questo lago è un esempio del gigantismo dei progetti di
sviluppo in particolare dell'era sovietica. Situato nella parte
centrale della repubblica dell'Armenia, provincia di Gegharkunik, a
1.900 metri d'altezza, il lago Sevan è stato drasticamente trasformato
da una serie di interventi umani nel corso del '900. Negli anni '30
era profondo 95 metri, copriva una superfice di 1.360 chilometri
quadrati, aveva 260 chilometri quadrati di perimetro e un volume di 58
km cubi. Oggi è ridotto a 940 kmq di superfice e 34 km cubi di volume.
Già agli inizi del secolo ingegneri russi avevano ipotizzato di usare
quella gigantesca riserva d'acqua, in gran parte destinata a
evaporare, per progetti di irrigazione e per la produzione di energia.
Il progetto è stato realizzato più tardi dal governo sovietico sotto
Stalin, a partire dal '33. L'unico defluente, il fiume Hrazdan, è
stato allargato ed è stato costruito un tunnel; dopo la Seconda guerra
mondiale i lavori sono ripresi nel '49. L'acqua avrebbe alimentato
l'industrializzazione, mentre il lago (ridotto a un terzo
dell'originale) sarebbe servito per la piscicoltura. La fine dell'era
staliniana nel '56, quando i progetti di sviluppo della regione sono
stati riconsiderati, ha evitato al lago di Sevan un disastro ecologico
simile a quello di Aral. Perché gli effetti negativi avevano
cominciato a mostrarsi: l'inquinamento industriale, la perdita di
pescosità, poi la progressiva erosione delle coste. Nel '62 il lago si
era stabilizzato (18 metri sotto il livello originale), ma poco dopo è
cominciato un problema di proliferazione di alghe e di
eutrofizzazione.
Già in epoca sovietica erano stati formulati progetti per invertire la
tendenza; il prelievo d'acqua però è continuato, ed è anche aumentato
di intensità dopo che l'Armenia è diventata indipendente nel 1991.
Solo nell'ultimo decennio, con un finanziamento della Banca Mondiale:
nel 2003 è stato completato un tunnel sotterraneo che deve trasferire
acqua da un altro bacino (il fiume Vorotan): se tutto funzionasse il
livello del lago dovrebbe ricominciare a salire 20 centrimetri l'anno,
è tornare al livello degli anni '50 in una trentina d'anni. Oggi il
livello del lago resta stabile a 20 metri sotto quello originale.
La legge appena approvata segna una battuta d'arresto di ogni velleità
di recupero: per questo protestano gli ambientalisti armeni. Ma non
c'è alternativa, aveva dichiarato il primo ministro Tigran Sargsya a
una riunione del governo, a metà giugno. La valle dell'Ararat è
minacciata, oltre 40mila ettari di terre coltivate rischiano di non
ricevere una goccia d'acqua. Le riserve d'acqua dolce nel paese sono
ridotte a un terzo del normale; l'inverno scorso ha visto cadere
pochissima neve e i fiumi stagnano. L'unico modo per evitare il crollo
della produzione agricola è aumentare il prelievo dal lago Sevan da
170 a 320 milioni di metricubi l'anno, sostiene il governo.
Un recente servizio di Armnews Tv suggerisce però dell'altro. La
siccità non sarebbe poi così grave, come testimonia l'abbondanza di
erba e di funghi. La vera ragione per continuare a togliere acqua al
lago Sevan è che sulle sue rive (attuali) sono sorte strade, case e
anche belle ville appartenenti all'élite politica e imprenditoriale:
la siccità è solo una scusa, sostengono alcuni, per salvare le ville
degli oligarchi.
http://www.ilmanifesto.it/attualita/terra-terra/manip2pz/50083fbb628ca/