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Azerbaijan-Iran, Fra Armi Israeliane E Diffidenza Ita Marilisa Lorus

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  • Azerbaijan-Iran, Fra Armi Israeliane E Diffidenza Ita Marilisa Lorus

    AZERBAIJAN-IRAN, FRA ARMI ISRAELIANE E DIFFIDENZA ITA MARILISA LORUSSO

    http://www.balcanicaucaso.org/aree/Azerbaijan/Azerbaijan-Iran-fra-armi-israeliane-e-diffidenza-116146
    2 maggio 2012

    L'Azerbaijan continua ad aumentare le spese militari e ad acquistare
    armi all'estero per "liberare i territori occupati", ovvero il Nagorno
    Karabakh. Ma acquisti di armi da Israele preoccupano Tehran, con cui
    Baku ha rapporti non privi di tensioni

    "Senza il disarmo non ci può essere nessuna pace duratura.

    Inversamente, la continuazione delle preparazioni belliche nella
    scala attuale portera inevitabilmente a nuove catastrofi." L'accorato
    richiamo pacifista di Albert Einstein prima della conferenza per
    il disarmo (Ginevra, 1932-1933) calza a pennello con le preoccupate
    analisi di chi assiste al riarmo della Repubblica di Azerbaijan.

    Nota lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) che
    l'Azerbaijan è il Paese in Europa che più ha aumentato le proprie
    spese militari. Secondo il rapporto 2011 l'aumento netto percentuale
    calcolato sul PIL del paese è dell'89%, un incremento ricollegabile
    alla disputa territoriale per il Nagorno-Karabakh. Insomma, la
    soluzione militare, a fronte di un cessate il fuoco che ormai
    quotidianamente segna violazioni lungo la linea di separazione
    delle forze - ma anche lungo i confini inter-statali armeno-azeri
    - parrebbe un'ipotesi da non escludere. Ã~H quanto emergerebbe
    anche dalla dichiarazione rilasciata dal ministro della Difesa
    dell'Azerbaijan durante la sua visita in Iran il 12 marzo scorso:
    le armi servirebbero per la liberazione dei "territori occupati",
    cioè della de facto repubblica di Nagorno Karabakh.

    Un'affermazione importante, che detta in Iran ho lo scopo di
    far diminuire la tensione e far sentire meno minacciato un Paese
    nell'occhio del ciclone, che aggiunge alla precarieta internazionale
    in cui si trova apprensione nel vedere il vicino armarsi. Vicino con
    cui ha irrisolte questioni territoriali e di minoranze. Teheran è
    assai preoccupata per gli acquisti d'armi da Israele, per le azioni
    anti-terrorismo in territorio azerbaijano, dietro il quale paventa
    l'opera del Mossad e per gli incidenti diplomatici con Baku. Una
    matassa che a fronte delle tensioni interne nella politica iraniana e
    della sua posizione internazionale, della progressiva militarizzazione
    del Caspio e dell'incertezza sulla stabilizzazione dei rapporti
    armeno-azeri, si fa sempre più esplosiva e intricata.

    Un vicinato difficile Nel maggio 2011 l'Azerbaijan è divenuto a
    pieno titolo membro del Movimento dei Paesi non Allineati. Secondo
    l'analista azerbaijano d'opposizione Hikmat Hacizade uno degli scopi
    di questa scelta sarebbe proprio rassicurare l'Iran che il territorio
    sotto il controllo di Baku non potrebbe mai essere usato in caso di
    un attacco contro il Teheran. L'ipotesi di un utilizzo del territorio
    azerbaijano per un attacco israeliano è stata anche recentemente
    discussa e confutata: il portavoce del ministero della Difesa Eldar
    Sabiroglu ha ribadito che "come minimo, tradizioni storiche, valori
    condivisi e rapporti stretti non permettono che ciò accada. Basta
    ricordare una paio di fatti.

    L'incontro trilaterale in Nakhchivan dei ministri degli Esteri della
    Turchia, dell'Azerbaijan e dell'Iran, durante il quale è stata assunta
    una dichiarazione di interesse comune, seguita dalla visita successiva
    del ministro della Difesa azero Safar Abiyev in Iran forniscono le
    basi per affermare che nessuna forza terza è in grado di interferire
    nelle amichevoli relazioni tra i due Paesi".

    Nonostante le rassicurazioni, rimane la campagna acquisti militari:
    nel solo mese di aprile 2012 l'Azerbaijan ha acquistato dalla
    Russia e dalla Turchia otto elicotteri Mi-35M, quattro Mi-17-1v,
    un Mi-8 e veicoli blindati Cobra, ZPT e Land Rover Defender. Il 23
    aprile il Paese è stato visitato dal ministro degli Affari esteri
    israeliano, in occasione del ventennale dei rapporti diplomatici
    tra i due Paesi. E proprio da Israele sono stati forniti missili
    anticarro "Spike", mortai 120 mm "Cardom", una dozzina di "Drone"
    e missili terra-aria, il sistema di difesa Barak-8. Il contratto
    di 1.6 miliardi di dollari con la Israel Aerospace Industries che
    include anche attivita d'addestramento è il più cospicuo in tutta
    la regione. L'acquisto più enigmatico, in relazione alle smentite
    azerbaijane, è però quello di missili Gabriel. Utilizzati dalla
    marina israeliana, sono missili antinave. E certo questi ultimi non
    possono essere usati contro l'Armenia, che non ha sbocchi sul mare.

    I dubbi sul possibile target di questo poderoso riarmo attraversano
    sia le pubblicazioni occidentali - come eurasianet.org, che il 12
    aprile titolava "Le armi israeliane dell'Azerbaijan: parecchie per
    l'Armenia, ma un po' anche per l'Iran?" - che russe. Nezavizimaja
    Gazeta, quotidiano russo, il 13 aprile scorso riprendeva lo stesso
    tema in un articolo dal titolo "Il mar Caspio per niente pacifico"
    sostenendo che le smentite ufficiali di Baku contraddicono l'evidenza
    di una collaborazione tecnico-militare gia in corso per la preparazione
    di un'eventuale azione anti-iraniana. E nell'articolo comparso su
    eurasianet.org viene ripresa l'agenzia di stampa azerbaijana Turan
    secondo la quale Baku si vuole assicurare contro l'aumento di fregate
    militari iraniane nel Caspio.

    Si amplificano le insinuazioni sulle collaborazioni sospette: il
    13 aprile il ministro degli Esteri azero Elmar Mammadyarov negava
    le relazioni con il Mossad che secondo alcune fonti opererebbe in
    Azerbaijan contro cellule iraniane, o sarebbe addirittura coinvolto
    nella sicurezza per l'organizzazione del festival musicale Eurovision.

    Sicurezza interna e relazioni internazionali Ed è proprio il tema
    della sicurezza interna dell'Azerbaijan nell'occhio del ciclone dei
    rapporti fra i due Paesi. E un po' anche Eurovision.

    Fra il 12 e il 18 aprile si sono tenute esercitazioni militari azere
    nel Caspio, per la protezione degli impianti e delle infrastrutture
    petrolifere. Le esercitazioni hanno coinvolto 1200 uomini, 21 navi,
    20 mezzi veloci, 8 elicotteri e il sistema missilistico "Igla". Si
    tenga presente che la disputa per la suddivisione del Caspio fra gli
    stati costieri rimane irrisolta e che si sono registrati negli anni
    diversi incidenti fra Azerbaijan e Iran a tal proposito.

    Acque contese e tempestose? Ma il problema non è solo il Caspio.

    L'Azerbaijan è attraversato da una serie di operazioni
    anti-terrorismo. E, fra i membri delle cellule di movimenti radicali
    che vengono scoperte, figurano anche nomi di iraniani o di azerbaijani
    che hanno soggiornato nella repubblica islamica. Una serie di
    operazioni, nella prima decade di aprile, si sono concentrate contro
    gruppi accusati di trasferire armi e stupefacenti provenienti dal
    territorio iraniano. Il 6 aprile una nuova operazione anti-terrorismo,
    volta a scongiurare presunti attacchi pianificati contro lo Stato,
    ha causato due morti e portato a 17 arresti. Armi e terrorismo,
    minacce vere o presunte, ambasciatori convocati e corrispondenza
    diplomatica a causa di dichiarazioni o illazioni, mentre sullo sfondo
    rimane l'irrisolto caso del giornalista azerbaijano Rafiq Tagi, ucciso
    nel novembre 2011 a Baku dopo che contro di lui era stata emessa una
    fatwa dal Grande Ayatollah Mohammed Fazel Lankarani per i suoi scritti
    considerati sacrileghi. Episodi che non aiutano un contesto regionale
    intossicato da tensioni e perennemente in stato di ebollizione.

    E sopra questo sostrato problematico, si innesta un'ulteriore
    polemica. In occasione di Eurovision, il prossimo maggio, era nata la
    proposta di tenere a Baku un Gay Pride. La reazione del clero sciita
    iraniano non si è fatta attendere e sono partite minacce contro le
    istituzioni azerbaijane, come la chiusura del consolato Generale
    a Tabriz. Le posizioni dell'Hojjatoleslam Ruhollah Bejani che si
    è fatto promotore di questa iniziativa non rispecchiano quelle
    ufficiali di Teheran, ma per citare ancora Einstein: "Solo se gli
    statisti hanno alle loro spalle la volonta di pace di una decisiva
    maggioranza del loro Paese possono raggiungere il loro nobile scopo e
    per la formazione di questa opinione pubblica è responsabile ognuno
    di noi, in ogni parola o fatto."

    (http://marilisalorusso.blogspot.com/ - il blog di Marilisa Lorusso
    dedicato al Caucaso del sud)



    From: Emil Lazarian | Ararat NewsPress
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