IL KARABAKH DOPO SAFAROV
Osservatorio Balcani e Caucaso
25 ottobre 2012
Italia
Ilenia Santin | Yerevan
La vicenda dell'azero Safarov, graziato in patria dopo aver ucciso un
ufficiale armeno, sta provocando una delle più destabilizzanti crisi
degli ultimi anni tra Yerevan e Baku. Le ripercussioni sul dialogo
per il Nagorno Karabakh, i rischi di un'escalation
In Armenia il caso di Ramil Safarov , l'ufficiale azero che nel
2004 uccise a colpi d'ascia un militare armeno con il quale stava
partecipando ad un corso Nato in Ungheria, continua a far discutere.
Il dibattito sulla liberazione dell'omicida, recentemente estradato
dall'Ungheria e subito graziato al suo arrivo in Azerbaijan, si
è trasferito dalle prime pagine dei giornali ai social networks,
dove abbondano i gruppi "anti-Safarov" e le proteste "contro la
glorificazione dell'omicida azero".
Timori per il Nagorno Karabakh
Oltre all'indignazione della societa civile, la vicenda ha
suscitato una dura reazione da parte della comunita internazionale,
che teme gravi conseguenze per la pace in Nagorno Karabakh. Le
istituzioni europee e altri organismi internazionali, inclusi Amnesty
International, il Consiglio d'Europa, la NATO e la CSTO (Collective
Security Treaty Organization , un'alleanza militare che unisce vari
paesi dello spazio post-sovietico tra cui Armenia e Russia, ma non
l'Azerbaijan), hanno unanimemente criticato il gesto dell'Azerbaijan
ed espresso forte preoccupazione per le ripercussioni sui colloqui di
pace. Anche l'OSCE, e in particolare i tre co-presidenti del Gruppo di
Minsk - l'americano Robert Bradtke, il russo Igor Popov e il francese
Jacques Faure - hanno da subito condannato l'accaduto, esprimendo
"profonda preoccupazione e rammarico per il danno che il perdono e
qualsiasi tentativo di glorificazione di tale crimine hanno provocato
al processo di pace e di fiducia tra le parti", come si può leggere
nel comunicato stampa diramato dopo l'accaduto .
Oltre alle condanne, sono arrivate richieste di espulsione
dell'Azerbaijan dai consessi internazionali, come quella
dell'Associazione Atlantica Armena , una ong associata alla Nato,
che ha chiesto al Segretario Generale dell'Alleanza Rasmussen, in
visita in Armenia, di sospendere la partecipazione azera al programma
"Partnership for Peace". Il 4 ottobre, inoltre, durante una sessione
dedicata al caso Safarov presso l'Assemblea Parlamentare del Consiglio
d'Europa, il rappresentante francese ha sollevato la questione del
diritto dell'Azerbaijan di continuare a far parte dell'Assemblea dopo
tali fatti.
La posizione di Yerevan
Altrettanto decisa la posizione di Yerevan che, dopo aver interrotto
le relazioni diplomatiche con l'Ungheria a seguito dell'estradizione
di Safarov, ha ritirato la propria partecipazione ad una serie di
eventi internazionali, richiamando i propri ufficiali di polizia da
un'esercitazione internazionale che si stava svolgendo a Budapest
e rifiutando di partecipare all'incontro dei ministri degli Interni
dei Paesi della Comunita di Stati Indipendenti (CSI), prevista a Baku
agli inizi di settembre.
Yerevan ha inoltre ospitato le esercitazioni militari della CSTO
"Interaction 2012" nella regione armena di Armavir tra il 15 e il 19
settembre scorso. Secondo Richard Giragosian, direttore del centro
studi armeno Regional Studies Center , "il significato politico
dell'esercitazione è chiaro, si rivolge all'Azerbaijan affermando che
la CSTO e la Russia sono partner fondamentali. L'Armenia è considerata
inoltre un partner affidabile della NATO, come dimostrato dalla visita
di Rasmussen nel Paese il 6 settembre scorso".
Ci sara una guerra
Anche la notizia della prossima apertura dell'aeroporto di Stepanakert,
il principale centro del Nagorno Karabakh, secondo Giragosian è
"una risposta diretta al caso Safarov". L'Azerbaijan ha tuttavia
reagito alla notizia dell'apertura dei voli nella regione minacciando
di colpire i velivoli in rotta su Stepanakert. Nonostante in molti
nutrano dubbi sull'attendibilita delle minacce azere, il comandante
in capo delle Forze del Karabakh, Arkady Karapetyan, ha dichiarato
che "l'Azerbaijan sarebbe tecnicamente in grado di abbattere un aereo
civile, ma tale atto significherebbe l'inizio delle ostilita. Prima o
poi ci sara una guerra, ne parlo spesso perche la nostra gente crede
alla favola di una soluzione pacifica. È semplicemente inaccettabile
parlare di una soluzione pacifica dopo l'affare Safarov: a questo
riguardo, le azioni dell'Azerbaijan equivalgono ad una dichiarazione
di guerra".
Anche il presidente Sargsyan, in un'intervista rilasciata il 6
ottobre all'agenzia Reuters, ha accusato l'Azerbaijan di prepararsi
alla guerra: "Dopo diciotto anni dalla firma degli accordi per il
cessate il fuoco, l'Azerbaijan ci minaccia con una nuova guerra",
come dimostrato dal "pericoloso accumulo di armamenti" da parte
azera. "Non abbiamo dubbi che il proposito degli azeri sia di cambiare
la situazione attraverso mezzi militari. L'unico meccanismo preventivo
a questo loro desiderio è la preparazione a combattere delle forze
armate armene", ha concluso Sargsyan.
Esercitazioni
Il 14 ottobre si sono concluse alcune esercitazioni militari che hanno
impegnato le forze armate armene per due settimane. Sargis Harutyunyan,
giornalista di Armenialiberty, ha riferito che la simulazione prevedeva
"attacchi missilistici contro obiettivi militari e impianti di gas
e petrolio in Azerbaijan", aggiungendo che "i sistemi missilistici
armeni hanno una gittata di oltre 300 chilometri, che rende quasi
tutte le strutture strategiche azere alla loro portata". Nonostante
il ministero della Difesa armeno abbia negato qualsiasi connessione
tra l'esercitazione e le violazioni lungo la linea di contatto tra
Armenia e Azerbaijan, secondo Harutyunyan "tali manovre sembrano
evidenziare l'aumento del rischio di un'altra guerra".
A nulla sono valsi finora i tentativi di mediazione del Gruppo OSCE
di Minsk che, dallo scoppio del caso Safarov, ha tenuto due incontri
separati coi ministri degli Esteri dei due Paesi.
Public dialogues
La vicenda ha provocato "una delle più destabilizzanti crisi tra
Armenia e Azerbaijan degli ultimi anni", ha dichiarato ancora Richard
Giragosian il primo ottobre scorso al network Public Dialogues ,
e si sta pericolosamente ripercuotendo sui negoziati per il Nagorno
Karabakh. Non si tratta più di trovare una soluzione al conflitto,
secondo Giragosian, il problema ora riguarda la gestione del conflitto:
"La questione è come riprendere il dialogo. Sotto vari aspetti,
l'Armenia non ha più un partner per la pace, in quanto l'Azerbaijan
ha superato ogni limite ragionevole. Ci vorra del tempo, ma il dialogo
è una necessita per entrambe le parti".
Anche secondo Peter Semneby, ex Rappresentante speciale dell'Unione
Europea per il Caucaso meridionale, "il conflitto del Nagorno Karabakh
è vicino ad un'inammissibile soglia di tensione. Attualmente la
situazione è peggiorata rispetto a qualche anno fa, il rischio è molto
più alto. Si tratta di un conflitto che deve essere preso sul serio.
Osserviamo incidenti che possono contribuire ad un'escalation della
tensione, e questo dovrebbe preoccupare in primo luogo le parti
in conflitto, ma allo stesso tempo i partner internazionali devono
considerare che, se succede qualcosa nel Nagorno-Karabakh, le sue
conseguenze interesseranno anche i paesi dell'Unione europea".
Nella speranza che le parti tornino a incontrarsi a fine ottobre a
Parigi, l'Ue intanto continua a sostenere l'impegno della societa
civile per la pace nella regione: il 22 ottobre ha inaugurato la
seconda fase del Programma triennale "European Partnership for the
Peaceful Settlement of the Conflict over Nagorno Karabakh" (EPNK) ,
iniziato nel 2009 da un consorzio di cinque ONG europee che collaborano
con partner sudcaucasici a progetti di "costruzione della pace"
e di promozione del dialogo tra tutte le parti coinvolte nel conflitto.
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Armenia/Il-Karabakh-dopo-Safarov-125251
Osservatorio Balcani e Caucaso
25 ottobre 2012
Italia
Ilenia Santin | Yerevan
La vicenda dell'azero Safarov, graziato in patria dopo aver ucciso un
ufficiale armeno, sta provocando una delle più destabilizzanti crisi
degli ultimi anni tra Yerevan e Baku. Le ripercussioni sul dialogo
per il Nagorno Karabakh, i rischi di un'escalation
In Armenia il caso di Ramil Safarov , l'ufficiale azero che nel
2004 uccise a colpi d'ascia un militare armeno con il quale stava
partecipando ad un corso Nato in Ungheria, continua a far discutere.
Il dibattito sulla liberazione dell'omicida, recentemente estradato
dall'Ungheria e subito graziato al suo arrivo in Azerbaijan, si
è trasferito dalle prime pagine dei giornali ai social networks,
dove abbondano i gruppi "anti-Safarov" e le proteste "contro la
glorificazione dell'omicida azero".
Timori per il Nagorno Karabakh
Oltre all'indignazione della societa civile, la vicenda ha
suscitato una dura reazione da parte della comunita internazionale,
che teme gravi conseguenze per la pace in Nagorno Karabakh. Le
istituzioni europee e altri organismi internazionali, inclusi Amnesty
International, il Consiglio d'Europa, la NATO e la CSTO (Collective
Security Treaty Organization , un'alleanza militare che unisce vari
paesi dello spazio post-sovietico tra cui Armenia e Russia, ma non
l'Azerbaijan), hanno unanimemente criticato il gesto dell'Azerbaijan
ed espresso forte preoccupazione per le ripercussioni sui colloqui di
pace. Anche l'OSCE, e in particolare i tre co-presidenti del Gruppo di
Minsk - l'americano Robert Bradtke, il russo Igor Popov e il francese
Jacques Faure - hanno da subito condannato l'accaduto, esprimendo
"profonda preoccupazione e rammarico per il danno che il perdono e
qualsiasi tentativo di glorificazione di tale crimine hanno provocato
al processo di pace e di fiducia tra le parti", come si può leggere
nel comunicato stampa diramato dopo l'accaduto .
Oltre alle condanne, sono arrivate richieste di espulsione
dell'Azerbaijan dai consessi internazionali, come quella
dell'Associazione Atlantica Armena , una ong associata alla Nato,
che ha chiesto al Segretario Generale dell'Alleanza Rasmussen, in
visita in Armenia, di sospendere la partecipazione azera al programma
"Partnership for Peace". Il 4 ottobre, inoltre, durante una sessione
dedicata al caso Safarov presso l'Assemblea Parlamentare del Consiglio
d'Europa, il rappresentante francese ha sollevato la questione del
diritto dell'Azerbaijan di continuare a far parte dell'Assemblea dopo
tali fatti.
La posizione di Yerevan
Altrettanto decisa la posizione di Yerevan che, dopo aver interrotto
le relazioni diplomatiche con l'Ungheria a seguito dell'estradizione
di Safarov, ha ritirato la propria partecipazione ad una serie di
eventi internazionali, richiamando i propri ufficiali di polizia da
un'esercitazione internazionale che si stava svolgendo a Budapest
e rifiutando di partecipare all'incontro dei ministri degli Interni
dei Paesi della Comunita di Stati Indipendenti (CSI), prevista a Baku
agli inizi di settembre.
Yerevan ha inoltre ospitato le esercitazioni militari della CSTO
"Interaction 2012" nella regione armena di Armavir tra il 15 e il 19
settembre scorso. Secondo Richard Giragosian, direttore del centro
studi armeno Regional Studies Center , "il significato politico
dell'esercitazione è chiaro, si rivolge all'Azerbaijan affermando che
la CSTO e la Russia sono partner fondamentali. L'Armenia è considerata
inoltre un partner affidabile della NATO, come dimostrato dalla visita
di Rasmussen nel Paese il 6 settembre scorso".
Ci sara una guerra
Anche la notizia della prossima apertura dell'aeroporto di Stepanakert,
il principale centro del Nagorno Karabakh, secondo Giragosian è
"una risposta diretta al caso Safarov". L'Azerbaijan ha tuttavia
reagito alla notizia dell'apertura dei voli nella regione minacciando
di colpire i velivoli in rotta su Stepanakert. Nonostante in molti
nutrano dubbi sull'attendibilita delle minacce azere, il comandante
in capo delle Forze del Karabakh, Arkady Karapetyan, ha dichiarato
che "l'Azerbaijan sarebbe tecnicamente in grado di abbattere un aereo
civile, ma tale atto significherebbe l'inizio delle ostilita. Prima o
poi ci sara una guerra, ne parlo spesso perche la nostra gente crede
alla favola di una soluzione pacifica. È semplicemente inaccettabile
parlare di una soluzione pacifica dopo l'affare Safarov: a questo
riguardo, le azioni dell'Azerbaijan equivalgono ad una dichiarazione
di guerra".
Anche il presidente Sargsyan, in un'intervista rilasciata il 6
ottobre all'agenzia Reuters, ha accusato l'Azerbaijan di prepararsi
alla guerra: "Dopo diciotto anni dalla firma degli accordi per il
cessate il fuoco, l'Azerbaijan ci minaccia con una nuova guerra",
come dimostrato dal "pericoloso accumulo di armamenti" da parte
azera. "Non abbiamo dubbi che il proposito degli azeri sia di cambiare
la situazione attraverso mezzi militari. L'unico meccanismo preventivo
a questo loro desiderio è la preparazione a combattere delle forze
armate armene", ha concluso Sargsyan.
Esercitazioni
Il 14 ottobre si sono concluse alcune esercitazioni militari che hanno
impegnato le forze armate armene per due settimane. Sargis Harutyunyan,
giornalista di Armenialiberty, ha riferito che la simulazione prevedeva
"attacchi missilistici contro obiettivi militari e impianti di gas
e petrolio in Azerbaijan", aggiungendo che "i sistemi missilistici
armeni hanno una gittata di oltre 300 chilometri, che rende quasi
tutte le strutture strategiche azere alla loro portata". Nonostante
il ministero della Difesa armeno abbia negato qualsiasi connessione
tra l'esercitazione e le violazioni lungo la linea di contatto tra
Armenia e Azerbaijan, secondo Harutyunyan "tali manovre sembrano
evidenziare l'aumento del rischio di un'altra guerra".
A nulla sono valsi finora i tentativi di mediazione del Gruppo OSCE
di Minsk che, dallo scoppio del caso Safarov, ha tenuto due incontri
separati coi ministri degli Esteri dei due Paesi.
Public dialogues
La vicenda ha provocato "una delle più destabilizzanti crisi tra
Armenia e Azerbaijan degli ultimi anni", ha dichiarato ancora Richard
Giragosian il primo ottobre scorso al network Public Dialogues ,
e si sta pericolosamente ripercuotendo sui negoziati per il Nagorno
Karabakh. Non si tratta più di trovare una soluzione al conflitto,
secondo Giragosian, il problema ora riguarda la gestione del conflitto:
"La questione è come riprendere il dialogo. Sotto vari aspetti,
l'Armenia non ha più un partner per la pace, in quanto l'Azerbaijan
ha superato ogni limite ragionevole. Ci vorra del tempo, ma il dialogo
è una necessita per entrambe le parti".
Anche secondo Peter Semneby, ex Rappresentante speciale dell'Unione
Europea per il Caucaso meridionale, "il conflitto del Nagorno Karabakh
è vicino ad un'inammissibile soglia di tensione. Attualmente la
situazione è peggiorata rispetto a qualche anno fa, il rischio è molto
più alto. Si tratta di un conflitto che deve essere preso sul serio.
Osserviamo incidenti che possono contribuire ad un'escalation della
tensione, e questo dovrebbe preoccupare in primo luogo le parti
in conflitto, ma allo stesso tempo i partner internazionali devono
considerare che, se succede qualcosa nel Nagorno-Karabakh, le sue
conseguenze interesseranno anche i paesi dell'Unione europea".
Nella speranza che le parti tornino a incontrarsi a fine ottobre a
Parigi, l'Ue intanto continua a sostenere l'impegno della societa
civile per la pace nella regione: il 22 ottobre ha inaugurato la
seconda fase del Programma triennale "European Partnership for the
Peaceful Settlement of the Conflict over Nagorno Karabakh" (EPNK) ,
iniziato nel 2009 da un consorzio di cinque ONG europee che collaborano
con partner sudcaucasici a progetti di "costruzione della pace"
e di promozione del dialogo tra tutte le parti coinvolte nel conflitto.
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Armenia/Il-Karabakh-dopo-Safarov-125251