ARMENIA-AZERBAIJAN: SCONFINAMENTI AL TEMPO DEL "CESSATE IL FUOCO"
Osservatorio Balcani e Caucaso, Italia
31 gennaio 2013
Il conflitto tra Armenia e Azerbaijan è aspro, il dialogo difficile,
ma c'è ancora chi oltrepassa il confine. La storia di un giornalista
azero in Armenia
L'aspro conflitto per il territorio del Nagorno Karabakh si è
concluso nel 1994 con una tregua firmata da Armenia e Azerbaijan,
ma la guerra non è mai davvero finita. Ancora oggi i media locali
riportano sparatorie al confine, soldati feriti o uccisi, violazioni
del cessate il fuoco. Non vi è alcun segno di un effettivo accordo
di pace che possa lenire le ferite delle due parti: i due paesi sono
ai ferri corti sulla sorte del Nagorno Karabakh e dei sette territori
adiacenti occupati da forze militari armene dal 1994.
La guerra, tuttavia, non ha tagliato completamente i rapporti. In rari
casi, vi è ancora chi passa il confine, in primo luogo giornalisti.
Tra i pionieri di questo tipo di trasferte c'è Shahin Rzayev,
giornalista, attualmente direttore di IWPR in Azerbaijan, che ha
condiviso con me i ricordi della sua prima visita in Armenia e le
sue opinioni sulla situazione politica attuale.
Prima visita, ottobre 1997 Era l'ottobre del 1997 quando, nell'ambito
del progetto organizzato dall'organizzazione svizzera CIMERA, Rzayev
visitò l'Armenia per la prima volta, a capo di un gruppo di quattro
giornalisti provenienti da diversi media azeri. Decisero di informare
il governo azero del viaggio e inviarono alle autorita una lettera
che illustrava la natura della visita, i nomi dei partecipanti, gli
incontri in programma e così via. La lettera fu inviata al ministero
degli Esteri, al responsabile per le questioni internazionali,
Vafa Guluzade.
Per una settimana non ci fu risposta. "Dopo una settimana chiamammo,
chiedendo se la nostra lettera fosse arrivata. Ci hanno detto che lo
era, ma niente di più. E così abbiamo deciso di andare".
La visita richiamò una certa attenzione: il gruppo fu invitato ad
un incontro con il Primo ministro armeno Robert Kocharyan, i media
armeni seguirono tutto e anche quelli azeri raccontarono l'evento.
Un tè amichevole Al ritorno, Rzayev ricevette una telefonata. La
persona all'altro capo della linea si presentò come un dipendente
del ministero degli Esteri e chiese un incontro. "Ci incontrammo
in una sala da tè. Gli dissi che non avevamo intenzione di avere
segreti per il nostro governo e gli diedi tutti i dettagli del
nostro viaggio. Chiese le riprese video, allora parlai con i ragazzi
dell'Azerbaijan News Service, che prepararono una copia di tutte
le nostre riprese. In seguito, nessuno ci disturbò". Da allora,
occasionalmente i giornalisti erano invitati per un tè, apparentemente
sempre da parte del ministero, anche se nessuno ha mai chiesto la
loro carta d'identita.
Dopo il primo viaggio del 1997, Rzayev ha visitato l'Armenia altre
sei volte, e una volta il Nagorno Karabakh. Il ministero degli
Affari Esteri è stato informato prima di ogni viaggio con un fax che
comunicava al servizio stampa l'elenco dei partecipanti, il programma
e così via.
Alcune cose sono cambiate. "Durante i nostri primi viaggi, il
nostro programma di lavoro era molto più aperto: potevamo progettare
liberamente i nostri incontri, camminare per Yerevan accompagnati
dai nostri colleghi e senza scorta". Ma il corso degli eventi in
Azerbaijan ha cambiato la frequenza e l'atteggiamento nei confronti
delle visite in Armenia. Dopo il 2003-2004, ottenere le autorizzazioni
per il viaggio è diventato più difficile, ogni singola mossa doveva
essere concordata in anticipo, il personale di sicurezza era presente
sempre e ovunque. Tutto questo a poco a poco si è rivelato irritante,
ricorda Rzayev.
Interesse in calo "Durante le prime visite, fino al 2000, è stato
tutto molto interessante. Allora questi tipi di viaggi erano fuori
dal comune, ci voleva anche un po' di coraggio. In seguito, molti
giornalisti e rappresentanti di ONG hanno iniziato a viaggiare in
Armenia. A quel punto, ho iniziato ad accettare gli inviti solo a
quegli eventi che trovavo interessanti".
L'ultima visita di Rzayev in Armenia è stata nel 2007, in occasione
di un incontro organizzato dall'Ambasciata britannica. Purtroppo,
dice, questi eventi non si organizzano più, e così anche l'interesse
è sbiadito.
Ma non è stato solo Rzayev a perdere interesse. "Nelle visite iniziali
venivamo invitati in televisione per essere intervistati. Sicuramente
c'erano anche resistenze, ma nel complesso l'atteggiamento era
positivo. Il presidente Haydar Aliyev aveva espresso il suo favore,
e aveva ricevuto lui stesso giornalisti armeni a Baku. Dopo la sua
malattia e poi la morte, l'atteggiamento è cambiato bruscamente: chi
visitava l'Armenia veniva bollato come traditore, anche a livello
ministeriale". Alcune fra le critiche più aspre sono venute dallo
stesso Azerbaijan News Service, nonostante i loro giornalisti fossero
stati fra i primi a visitare l'Armenia.
Oggi, conclude Rzayev, a viaggiare oltre confine sono soprattutto
parlamentari, funzionari governativi in visita formale, atleti,
giornalisti e rappresentanti delle ONG per progetti internazionali,
concorsi e programmi vari. "Ultimamente, queste visite non sono più
così regolari. Non interessano a nessuno dei due governi, che creano
difficolta artificiali".
È difficile determinare il numero esatto di visite avvenute dopo il
cessate il fuoco e dopo il 2003. Numerosi sono stati i programmi, le
visite di scambio, i progetti congiunti realizzati da giornalisti,
e gli eventi della societa civile. Ma il clima di questi tempi,
fatto di amarezza, rabbia e frustrazione, rende tutto più difficile,
e le iniziative di collaborazione e riconciliazione perdono terreno
sia in Armenia che in Azerbaijan.
Una sensazione familiare Ci sono anche storie che dimostrano il
contrario. L'anno scorso uno studente azero, che restera anonimo per
motivi di sicurezza, ha visitato l'Armenia per un viaggio di studio
a carattere etnografico.
Presentato come cittadino israeliano, sempre per motivi di sicurezza,
ricorda che "dopo circa un'ora di interrogatorio, perizie sul mio
passaporto e domande sullo scopo della visita, mi hanno lasciato
entrare, opportunamente senza timbri sul documento. Non è stata
adottata nessuna misura di sicurezza, o almeno io non ho visto nessuno
che mi seguiva cercando di proteggermi. In breve, per le prime ore,
ho avuto una sensazione molto surreale, ma allo stesso tempo familiare,
di trovarmi semplicemente da qualche parte nel Caucaso".
La speranza è che un giorno, nella storia delle relazioni fra Armenia e
Azerbaijan, i cittadini di entrambi i Paesi potranno andare "dall'altra
parte" per una visita ad amici, per curiosita o per lavoro. Oggi,
questa rimane una speranza. Chissa cosa portera il futuro a questi
due Paesi, per il momento avviluppati dall'ostilita.
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Azerbaijan/Armenia-Azerbaijan-sconfinamenti-al-tempo-del-cessate-il-fuoco-128992
Osservatorio Balcani e Caucaso, Italia
31 gennaio 2013
Il conflitto tra Armenia e Azerbaijan è aspro, il dialogo difficile,
ma c'è ancora chi oltrepassa il confine. La storia di un giornalista
azero in Armenia
L'aspro conflitto per il territorio del Nagorno Karabakh si è
concluso nel 1994 con una tregua firmata da Armenia e Azerbaijan,
ma la guerra non è mai davvero finita. Ancora oggi i media locali
riportano sparatorie al confine, soldati feriti o uccisi, violazioni
del cessate il fuoco. Non vi è alcun segno di un effettivo accordo
di pace che possa lenire le ferite delle due parti: i due paesi sono
ai ferri corti sulla sorte del Nagorno Karabakh e dei sette territori
adiacenti occupati da forze militari armene dal 1994.
La guerra, tuttavia, non ha tagliato completamente i rapporti. In rari
casi, vi è ancora chi passa il confine, in primo luogo giornalisti.
Tra i pionieri di questo tipo di trasferte c'è Shahin Rzayev,
giornalista, attualmente direttore di IWPR in Azerbaijan, che ha
condiviso con me i ricordi della sua prima visita in Armenia e le
sue opinioni sulla situazione politica attuale.
Prima visita, ottobre 1997 Era l'ottobre del 1997 quando, nell'ambito
del progetto organizzato dall'organizzazione svizzera CIMERA, Rzayev
visitò l'Armenia per la prima volta, a capo di un gruppo di quattro
giornalisti provenienti da diversi media azeri. Decisero di informare
il governo azero del viaggio e inviarono alle autorita una lettera
che illustrava la natura della visita, i nomi dei partecipanti, gli
incontri in programma e così via. La lettera fu inviata al ministero
degli Esteri, al responsabile per le questioni internazionali,
Vafa Guluzade.
Per una settimana non ci fu risposta. "Dopo una settimana chiamammo,
chiedendo se la nostra lettera fosse arrivata. Ci hanno detto che lo
era, ma niente di più. E così abbiamo deciso di andare".
La visita richiamò una certa attenzione: il gruppo fu invitato ad
un incontro con il Primo ministro armeno Robert Kocharyan, i media
armeni seguirono tutto e anche quelli azeri raccontarono l'evento.
Un tè amichevole Al ritorno, Rzayev ricevette una telefonata. La
persona all'altro capo della linea si presentò come un dipendente
del ministero degli Esteri e chiese un incontro. "Ci incontrammo
in una sala da tè. Gli dissi che non avevamo intenzione di avere
segreti per il nostro governo e gli diedi tutti i dettagli del
nostro viaggio. Chiese le riprese video, allora parlai con i ragazzi
dell'Azerbaijan News Service, che prepararono una copia di tutte
le nostre riprese. In seguito, nessuno ci disturbò". Da allora,
occasionalmente i giornalisti erano invitati per un tè, apparentemente
sempre da parte del ministero, anche se nessuno ha mai chiesto la
loro carta d'identita.
Dopo il primo viaggio del 1997, Rzayev ha visitato l'Armenia altre
sei volte, e una volta il Nagorno Karabakh. Il ministero degli
Affari Esteri è stato informato prima di ogni viaggio con un fax che
comunicava al servizio stampa l'elenco dei partecipanti, il programma
e così via.
Alcune cose sono cambiate. "Durante i nostri primi viaggi, il
nostro programma di lavoro era molto più aperto: potevamo progettare
liberamente i nostri incontri, camminare per Yerevan accompagnati
dai nostri colleghi e senza scorta". Ma il corso degli eventi in
Azerbaijan ha cambiato la frequenza e l'atteggiamento nei confronti
delle visite in Armenia. Dopo il 2003-2004, ottenere le autorizzazioni
per il viaggio è diventato più difficile, ogni singola mossa doveva
essere concordata in anticipo, il personale di sicurezza era presente
sempre e ovunque. Tutto questo a poco a poco si è rivelato irritante,
ricorda Rzayev.
Interesse in calo "Durante le prime visite, fino al 2000, è stato
tutto molto interessante. Allora questi tipi di viaggi erano fuori
dal comune, ci voleva anche un po' di coraggio. In seguito, molti
giornalisti e rappresentanti di ONG hanno iniziato a viaggiare in
Armenia. A quel punto, ho iniziato ad accettare gli inviti solo a
quegli eventi che trovavo interessanti".
L'ultima visita di Rzayev in Armenia è stata nel 2007, in occasione
di un incontro organizzato dall'Ambasciata britannica. Purtroppo,
dice, questi eventi non si organizzano più, e così anche l'interesse
è sbiadito.
Ma non è stato solo Rzayev a perdere interesse. "Nelle visite iniziali
venivamo invitati in televisione per essere intervistati. Sicuramente
c'erano anche resistenze, ma nel complesso l'atteggiamento era
positivo. Il presidente Haydar Aliyev aveva espresso il suo favore,
e aveva ricevuto lui stesso giornalisti armeni a Baku. Dopo la sua
malattia e poi la morte, l'atteggiamento è cambiato bruscamente: chi
visitava l'Armenia veniva bollato come traditore, anche a livello
ministeriale". Alcune fra le critiche più aspre sono venute dallo
stesso Azerbaijan News Service, nonostante i loro giornalisti fossero
stati fra i primi a visitare l'Armenia.
Oggi, conclude Rzayev, a viaggiare oltre confine sono soprattutto
parlamentari, funzionari governativi in visita formale, atleti,
giornalisti e rappresentanti delle ONG per progetti internazionali,
concorsi e programmi vari. "Ultimamente, queste visite non sono più
così regolari. Non interessano a nessuno dei due governi, che creano
difficolta artificiali".
È difficile determinare il numero esatto di visite avvenute dopo il
cessate il fuoco e dopo il 2003. Numerosi sono stati i programmi, le
visite di scambio, i progetti congiunti realizzati da giornalisti,
e gli eventi della societa civile. Ma il clima di questi tempi,
fatto di amarezza, rabbia e frustrazione, rende tutto più difficile,
e le iniziative di collaborazione e riconciliazione perdono terreno
sia in Armenia che in Azerbaijan.
Una sensazione familiare Ci sono anche storie che dimostrano il
contrario. L'anno scorso uno studente azero, che restera anonimo per
motivi di sicurezza, ha visitato l'Armenia per un viaggio di studio
a carattere etnografico.
Presentato come cittadino israeliano, sempre per motivi di sicurezza,
ricorda che "dopo circa un'ora di interrogatorio, perizie sul mio
passaporto e domande sullo scopo della visita, mi hanno lasciato
entrare, opportunamente senza timbri sul documento. Non è stata
adottata nessuna misura di sicurezza, o almeno io non ho visto nessuno
che mi seguiva cercando di proteggermi. In breve, per le prime ore,
ho avuto una sensazione molto surreale, ma allo stesso tempo familiare,
di trovarmi semplicemente da qualche parte nel Caucaso".
La speranza è che un giorno, nella storia delle relazioni fra Armenia e
Azerbaijan, i cittadini di entrambi i Paesi potranno andare "dall'altra
parte" per una visita ad amici, per curiosita o per lavoro. Oggi,
questa rimane una speranza. Chissa cosa portera il futuro a questi
due Paesi, per il momento avviluppati dall'ostilita.
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Azerbaijan/Armenia-Azerbaijan-sconfinamenti-al-tempo-del-cessate-il-fuoco-128992