LA PERMALOSA AL AZHAR E IL GENOCIDIO ARMENO, PRIME GRANE DI BERGOGLIO
Il Foglio, Italia
11 giugno 2013
A quasi tre mesi dall'elezione, arrivano i primi problemi per Papa
Francesco con il mondo islamico. E' al Azhar, la massima istituzione
religiosa sunnita, a far sentire la propria voce, con un comunicato
diffuso nel fine settimana dall'agenzia Mena: la ripresa delle
relazioni con la Santa Sede - si legge - dipende "dai passi positivi e
seri che devono essere adottati per dimostrare chiaramente il rispetto
dell'islam e dei musulmani". Al Azhar fa inoltre sapere di essere
ancora in attesa della risposta al messaggio di congratulazioni per
l'elezione di Bergoglio inviato subito dopo l'apparizione alla Loggia
delle Benedizioni. I rapporti tra Roma e al Azhar sono interrotti da
più di due anni. Era il 10 gennaio 2011, pochi giorni dopo la strage
che nella chiesa dei Santi di Alessandria aveva causato più di venti
morti. Benedetto XVI, parlando al corpo diplomatico accreditato,
si appellò "ai governi della regione" affinche prendessero "misure
efficaci per la protezione delle minoranze religiose". Troppo,
per l'imam Ahmed al Tayyeb, che definì le parole del Pontefice "un
intervento inaccettabile negli affari interni del paese", domandando
altresì perche Ratzinger non avesse "mai chiesto la protezione dei
musulmani massacrati in Iraq". Da allora i rapporti sono congelati
in attesa di cambiamenti ai vertici della chiesa, visto che per al
Azhar, formalmente, il problema non era il Vaticano, ma le prese di
posizione del Pontefice tedesco. Così, fino a oggi Francesco si era
ben guardato dall'intervenire sul tema, e nell'incontro di un mese
fa con il Papa copto Tawadros II aveva evitato prudentemente ogni
accenno alla situazione interna egiziana del dopo-Mubarak.
Quello di Francesco fu un discorso equilibrato e attento a evitare
ogni possibile fraintendimento, passato al vaglio della segreteria
di stato. Ma al Cairo la diplomazia non basta: i saggi di al Azhar
vogliono che sia il Pontefice in persona a compiere il primo passo
per normalizzare i rapporti. Ma sono anche le relazioni con la
Turchia a preoccupare gli uffici della curia. Tutto è iniziato il 3
giugno scorso, quando Bergoglio ha ricevuto in udienza il patriarca
armeno-cattolico di Cilicia degli Armeni, affermando che il genocidio
armeno "è il primo genocidio del secolo Ventesimo". Immediata la
replica da parte turca, con la convocazione del nunzio Antonio
Lucibello al ministero degli Esteri e la protesta per le parole del
Papa, definite "inaccettabili". La posizione di Francesco è però
chiara: nel 2006, celebrando il 91esimo anniversario del massacro a
Buenos Aires, invitò Ankara ad ammettere che quello contro gli armeni
fu "il più grave crimine della Turchia ottomana", un delitto "contro
l'intera umanita". Nessuna marcia indietro, quindi, al punto che ieri
il quotidiano turco Today's Zaman riportava l'indiscrezione secondo
la quale il Papa vorrebbe recarsi in visita a Yerevan, capitale
dell'Armenia, gia il prossimo anno, in occasione del centesimo
anniversario del genocidio.
© - FOGLIO QUOTIDIANO di Matteo Matzuzzi
http://www.ilfoglio.it/soloqui/18572
Content-Type: MESSAGE/RFC822; CHARSET=US-ASCII
Content-Description:
MIME-Version: 1.0
Content-Type: text/plain; charset=windows-1252
Content-Transfer-Encoding: 8bit
From: Katia Peltekian
Subject: La permalosa al Azhar e il genocidio armeno, prime grane di Bergoglio
Il Foglio, Italia
11 giugno 2013
La permalosa al Azhar e il genocidio armeno, prime grane di Bergoglio
A quasi tre mesi dall?elezione, arrivano i primi problemi per Papa
Francesco con il mondo islamico. E? al Azhar, la massima istituzione
religiosa sunnita, a far sentire la propria voce, con un comunicato
diffuso nel fine settimana dall?agenzia Mena: la ripresa delle
relazioni con la Santa Sede ? si legge ? dipende ?dai passi positivi e
seri che devono essere adottati per dimostrare chiaramente il rispetto
dell?islam e dei musulmani?. Al Azhar fa inoltre sapere di essere
ancora in attesa della risposta al messaggio di congratulazioni per
l?elezione di Bergoglio inviato subito dopo l?apparizione alla Loggia
delle Benedizioni. I rapporti tra Roma e al Azhar sono interrotti da
più di due anni. Era il 10 gennaio 2011, pochi giorni dopo la strage
che nella chiesa dei Santi di Alessandria aveva causato più di venti
morti. Benedetto XVI, parlando al corpo diplomatico accreditato, si
appellò ?ai governi della regione? affinché prendessero ?misure
efficaci per la protezione delle minoranze religiose?. Troppo, per
l?imam Ahmed al Tayyeb, che definì le parole del Pontefice ?un
intervento inaccettabile negli affari interni del paese?, domandando
altresì perché Ratzinger non avesse ?mai chiesto la protezione dei
musulmani massacrati in Iraq?. Da allora i rapporti sono congelati in
attesa di cambiamenti ai vertici della chiesa, visto che per al Azhar,
formalmente, il problema non era il Vaticano, ma le prese di posizione
del Pontefice tedesco. Così, fino a oggi Francesco si era ben guardato
dall?intervenire sul tema, e nell?incontro di un mese fa con il Papa
copto Tawadros II aveva evitato prudentemente ogni accenno alla
situazione interna egiziana del dopo-Mubarak.
Quello di Francesco fu un discorso equilibrato e attento a evitare
ogni possibile fraintendimento, passato al vaglio della segreteria di
stato. Ma al Cairo la diplomazia non basta: i saggi di al Azhar
vogliono che sia il Pontefice in persona a compiere il primo passo per
normalizzare i rapporti. Ma sono anche le relazioni con la Turchia a
preoccupare gli uffici della curia. Tutto è iniziato il 3 giugno
scorso, quando Bergoglio ha ricevuto in udienza il patriarca
armeno-cattolico di Cilicia degli Armeni, affermando che il genocidio
armeno ?è il primo genocidio del secolo Ventesimo?. Immediata la
replica da parte turca, con la convocazione del nunzio Antonio
Lucibello al ministero degli Esteri e la protesta per le parole del
Papa, definite ?inaccettabili?. La posizione di Francesco è però
chiara: nel 2006, celebrando il 91esimo anniversario del massacro a
Buenos Aires, invitò Ankara ad ammettere che quello contro gli armeni
fu ?il più grave crimine della Turchia ottomana?, un delitto ?contro
l?intera umanità?. Nessuna marcia indietro, quindi, al punto che ieri
il quotidiano turco Today?s Zaman riportava l?indiscrezione secondo la
quale il Papa vorrebbe recarsi in visita a Yerevan, capitale
dell?Armenia, già il prossimo anno, in occasione del centesimo
anniversario del genocidio.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Matteo Matzuzzi
http://www.ilfoglio.it/soloqui/18572
Il Foglio, Italia
11 giugno 2013
A quasi tre mesi dall'elezione, arrivano i primi problemi per Papa
Francesco con il mondo islamico. E' al Azhar, la massima istituzione
religiosa sunnita, a far sentire la propria voce, con un comunicato
diffuso nel fine settimana dall'agenzia Mena: la ripresa delle
relazioni con la Santa Sede - si legge - dipende "dai passi positivi e
seri che devono essere adottati per dimostrare chiaramente il rispetto
dell'islam e dei musulmani". Al Azhar fa inoltre sapere di essere
ancora in attesa della risposta al messaggio di congratulazioni per
l'elezione di Bergoglio inviato subito dopo l'apparizione alla Loggia
delle Benedizioni. I rapporti tra Roma e al Azhar sono interrotti da
più di due anni. Era il 10 gennaio 2011, pochi giorni dopo la strage
che nella chiesa dei Santi di Alessandria aveva causato più di venti
morti. Benedetto XVI, parlando al corpo diplomatico accreditato,
si appellò "ai governi della regione" affinche prendessero "misure
efficaci per la protezione delle minoranze religiose". Troppo,
per l'imam Ahmed al Tayyeb, che definì le parole del Pontefice "un
intervento inaccettabile negli affari interni del paese", domandando
altresì perche Ratzinger non avesse "mai chiesto la protezione dei
musulmani massacrati in Iraq". Da allora i rapporti sono congelati
in attesa di cambiamenti ai vertici della chiesa, visto che per al
Azhar, formalmente, il problema non era il Vaticano, ma le prese di
posizione del Pontefice tedesco. Così, fino a oggi Francesco si era
ben guardato dall'intervenire sul tema, e nell'incontro di un mese
fa con il Papa copto Tawadros II aveva evitato prudentemente ogni
accenno alla situazione interna egiziana del dopo-Mubarak.
Quello di Francesco fu un discorso equilibrato e attento a evitare
ogni possibile fraintendimento, passato al vaglio della segreteria
di stato. Ma al Cairo la diplomazia non basta: i saggi di al Azhar
vogliono che sia il Pontefice in persona a compiere il primo passo
per normalizzare i rapporti. Ma sono anche le relazioni con la
Turchia a preoccupare gli uffici della curia. Tutto è iniziato il 3
giugno scorso, quando Bergoglio ha ricevuto in udienza il patriarca
armeno-cattolico di Cilicia degli Armeni, affermando che il genocidio
armeno "è il primo genocidio del secolo Ventesimo". Immediata la
replica da parte turca, con la convocazione del nunzio Antonio
Lucibello al ministero degli Esteri e la protesta per le parole del
Papa, definite "inaccettabili". La posizione di Francesco è però
chiara: nel 2006, celebrando il 91esimo anniversario del massacro a
Buenos Aires, invitò Ankara ad ammettere che quello contro gli armeni
fu "il più grave crimine della Turchia ottomana", un delitto "contro
l'intera umanita". Nessuna marcia indietro, quindi, al punto che ieri
il quotidiano turco Today's Zaman riportava l'indiscrezione secondo
la quale il Papa vorrebbe recarsi in visita a Yerevan, capitale
dell'Armenia, gia il prossimo anno, in occasione del centesimo
anniversario del genocidio.
© - FOGLIO QUOTIDIANO di Matteo Matzuzzi
http://www.ilfoglio.it/soloqui/18572
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Content-Description:
MIME-Version: 1.0
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From: Katia Peltekian
Subject: La permalosa al Azhar e il genocidio armeno, prime grane di Bergoglio
Il Foglio, Italia
11 giugno 2013
La permalosa al Azhar e il genocidio armeno, prime grane di Bergoglio
A quasi tre mesi dall?elezione, arrivano i primi problemi per Papa
Francesco con il mondo islamico. E? al Azhar, la massima istituzione
religiosa sunnita, a far sentire la propria voce, con un comunicato
diffuso nel fine settimana dall?agenzia Mena: la ripresa delle
relazioni con la Santa Sede ? si legge ? dipende ?dai passi positivi e
seri che devono essere adottati per dimostrare chiaramente il rispetto
dell?islam e dei musulmani?. Al Azhar fa inoltre sapere di essere
ancora in attesa della risposta al messaggio di congratulazioni per
l?elezione di Bergoglio inviato subito dopo l?apparizione alla Loggia
delle Benedizioni. I rapporti tra Roma e al Azhar sono interrotti da
più di due anni. Era il 10 gennaio 2011, pochi giorni dopo la strage
che nella chiesa dei Santi di Alessandria aveva causato più di venti
morti. Benedetto XVI, parlando al corpo diplomatico accreditato, si
appellò ?ai governi della regione? affinché prendessero ?misure
efficaci per la protezione delle minoranze religiose?. Troppo, per
l?imam Ahmed al Tayyeb, che definì le parole del Pontefice ?un
intervento inaccettabile negli affari interni del paese?, domandando
altresì perché Ratzinger non avesse ?mai chiesto la protezione dei
musulmani massacrati in Iraq?. Da allora i rapporti sono congelati in
attesa di cambiamenti ai vertici della chiesa, visto che per al Azhar,
formalmente, il problema non era il Vaticano, ma le prese di posizione
del Pontefice tedesco. Così, fino a oggi Francesco si era ben guardato
dall?intervenire sul tema, e nell?incontro di un mese fa con il Papa
copto Tawadros II aveva evitato prudentemente ogni accenno alla
situazione interna egiziana del dopo-Mubarak.
Quello di Francesco fu un discorso equilibrato e attento a evitare
ogni possibile fraintendimento, passato al vaglio della segreteria di
stato. Ma al Cairo la diplomazia non basta: i saggi di al Azhar
vogliono che sia il Pontefice in persona a compiere il primo passo per
normalizzare i rapporti. Ma sono anche le relazioni con la Turchia a
preoccupare gli uffici della curia. Tutto è iniziato il 3 giugno
scorso, quando Bergoglio ha ricevuto in udienza il patriarca
armeno-cattolico di Cilicia degli Armeni, affermando che il genocidio
armeno ?è il primo genocidio del secolo Ventesimo?. Immediata la
replica da parte turca, con la convocazione del nunzio Antonio
Lucibello al ministero degli Esteri e la protesta per le parole del
Papa, definite ?inaccettabili?. La posizione di Francesco è però
chiara: nel 2006, celebrando il 91esimo anniversario del massacro a
Buenos Aires, invitò Ankara ad ammettere che quello contro gli armeni
fu ?il più grave crimine della Turchia ottomana?, un delitto ?contro
l?intera umanità?. Nessuna marcia indietro, quindi, al punto che ieri
il quotidiano turco Today?s Zaman riportava l?indiscrezione secondo la
quale il Papa vorrebbe recarsi in visita a Yerevan, capitale
dell?Armenia, già il prossimo anno, in occasione del centesimo
anniversario del genocidio.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Matteo Matzuzzi
http://www.ilfoglio.it/soloqui/18572