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Più è solo, più il Karabakh è forte

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  • Più è solo, più il Karabakh è forte

    Limes, rivista italia di geopolitica, Italy
    7 mar 2014


    Più è solo, più il Karabakh è forte

    a cura di Frand Viller

    Conversazione con Karen Mirzojan, 'uno dei rappresentanti più esperti
    del servizio diplomatico armeno'*, spostatosi a dirigere le relazioni
    estere del governo separatista del Karabakh.

    LIMES Il Nagorno-Karabakh esiste de facto da oltre vent'anni. Qual è
    la principale lezione che avete tratto dall'esperienza
    dell'indipendenza?
    MIRZOJAN È possibile parlare di miracolo del Karabakh. La morale della
    nostra storia è che un popolo che crede in se stesso consegue sempre
    lo scopo che si è prefisso. La lezione appresa in questi anni è che
    per continuare a esistere possiamo contare solo sulle nostre forze e
    sulla nostra gente. Quello che gli abitanti dell'Artsakh chiedono oggi
    al mondo è che esso li consideri cittadini di un paese normale, dove i
    problemi principali sono quelli relativi al miglioramento delle
    condizioni sociali, educative e abitative.



    LIMES Innumerevoli sforzi diplomatici sono stati profusi nel tentativo
    d'instaurare una pace duratura nel Karabakh. Qual è a suo avviso il
    principale ostacolo dei negoziati?
    MIRZOJAN Il problema principale è l'assenza al tavolo dei negoziati
    dei rappresentanti dell'Artsakh. I principali esperti del conflitto
    riconoscono che la presenza attiva dei nostri rappresentanti fino al
    1998 permise di raggiungere risultati concreti. La nostra assenza
    inficia in primo luogo la validità dei , elaborati
    su stretta base bilaterale fra Azerbaigian e Armenia, senza che i più
    diretti interessati esprimessero la propria opinione. Pertanto, ci
    rifiutiamo di commentarne il contenuto. Riguardo al Gruppo di Minsk, è
    diventato ricorrente accusarlo di tutti i mali e le inefficienze
    possibili, in particolare da parte della cancelleria del nostro vicino
    orientale. Su ciò, Stepanakert ha una posizione differente: valutiamo
    pragmaticamente tutte le proposte avanzate e riconosciamo che
    l'attuale e fragile pace si regge anche sull'attività del Gruppo.



    LIMES Come valuta l'azione dell'Ue all'interno del processo negoziale?
    L'ultima visita di un rappresentante europeo a Stepanakert risale al
    2007.
    MIRZOJAN Il fatto che un soggetto con le risorse e le potenzialità
    dell'Ue, che dichiara di voler essere protagonista della risoluzione
    del conflitto e che a tal fine ha anche creato una struttura ad hoc
    come il rappresentante speciale per il Caucaso, non sia in grado di
    avere anche solo un'interazione saltuaria con i rappresentanti del
    Karabakh crea perplessità. Eppure, rapporti più stabili sarebbero
    necessari anche solo per aumentare la comprensione delle dinamiche del
    conflitto. L'idea di trasferire all'Ue la co-presidenza francese del
    Gruppo rappresenta per noi un atto volto a ostacolare il processo
    negoziale, anche perché deriva dall'insoddisfazione azera per la
    posizione di Parigi. Non sarebbe neanche una misura significativa: la
    Francia si coordina in ogni caso con l'Ue per definire le proprie
    iniziative.



    LIMES Tutte le ipotesi di pacificazione prevedono che voi cediate
    parte dei territori attualmente sotto il vostro controllo.
    MIRZOJAN A tale riguardo bisogna tenere presente la volontà del popolo
    dell'Artsakh così come espressa nei due referendum del 1991 e del 1996
    e nella costituzione del nostro paese, che ha fissato gli attuali
    confini sulla base dell'esito del conflitto. Sebbene nessuna parte del
    territorio del Nagorno-Karabakh possa costituzionalmente essere
    ceduta, si deve constatare che per un eventuale scambio di territori
    non sono state fino a oggi chiarite le garanzie di sicurezza
    indispensabili per procedere con questa opzione lungo la via indicata
    dai princìpi di Madrid.
    Ritornando allo stallo delle trattative, sottolineo che l'Azerbaigian
    si muove su una linea distruttiva, intenzionalmente diretta a sabotare
    l'intero processo negoziale, rifiutando punti dell'accordo per noi
    imprescindibili e attuando una parallela corsa agli armamenti che non
    mi sembra indicare una concreta volontà di pace. Inoltre, l'ostinato
    rifiuto azero di accettare i rappresentanti del Karabakh quale parte a
    pieno titolo del negoziato impedisce di adottare decisioni
    sostanziali. In tal modo, Baku può continuare a far leva sull'assenza
    di risultati per giustificare il proprio riarmo.



    LIMES In effetti, lungo la il numero delle vittime
    è in aumento. MIRZOJAN La cosiddetta guerra dei cecchini non è stata
    iniziata da noi. Abbiamo lanciato numerosi appelli affinché questi
    reparti vengano rimossi dalla prima linea, in modo da ridurre la
    tensione. Tuttavia gli azeri hanno respinto le nostre richieste. Alla
    proposta di un cessate-il-fuoco almeno durante le festività religiose,
    la controparte azera ha risposto intensificando i tiri. Siamo
    obbligati a reagire.



    LIMES Come valuta le recenti analisi che prospettano un ritorno a un
    conflitto su larga scala?
    MIRZOJAN Il principale pericolo è la propaganda dell'odio che investe
    la società azera e che s'indirizza in primo luogo alle giovani
    generazioni, quelle senza esperienza diretta del conflitto né della
    controparte armena. Tuttavia, al di là della sua retorica bellicosa,
    Baku è in grado di valutare realisticamente la situazione sul campo:
    l'esercito azero non è pronto a un confronto diretto con le forze di
    autodifesa del Nagorno-Karabakh. La propaganda azera viene quindi
    effettuata sulla base di esclusivi calcoli di politica interna, per
    giustificare l'ampiezza delle spese militari.



    LIMES Negli ultimi mesi, la possibilità di riattivare l'aeroporto di
    Stepanakert è stata vista come un possibile casus belli.
    MIRZOJAN L'infrastruttura è già da tempo ultimata e pronta a essere
    utilizzata. La minaccia azera di abbattere qualsiasi aereo si avvicini
    a esso è assurda e rivela come Baku rifiuti di tener conto
    dell'aspetto umanitario relativo alla riapertura dell'aeroporto. In
    ogni caso, dobbiamo effettuare una serie di valutazioni prima di
    procedere all'inaugurazione.



    LIMES Quant'è sostenibile la posizione dell'Artsakh, soprattutto
    tenendo conto del fattore demografico e delle prospettive ecnomiche?
    MIRZOJAN Come ho detto, il popolo dell'Arthsakh guarda al futuro con
    ottimismo. Senza fare sensazionalismi, la nostra situazione economica
    è positiva. Le previsioni per il 2013 sono di una crescita dell'ordine
    del 9-10%. Stiamo sviluppando il settore estrattivo, quello
    idroelettrico e l'agricoltura, nella quale ai tempi sovietici non vi
    era che una monocoltura della vite. Per non parlare dell'enorme
    potenziale del turismo. Se confrontiamo questa situazione con quella
    antecedente al conflitto, il quadro è più che positivo. Certo, vi sono
    potenziali ancora da sfruttare, come la vicinanza dell'Iran, da cui
    contiamo d'attrarre investitori privati grazie al quadro legislativo
    favorevole introdotto per gli investimenti esteri diretti. Seri sforzi
    vengono effettuati per superare le difficoltà logistiche. Presto,
    l'arteria di Vartakent-Vardenis - oltre a quella già esistente che
    passa per Kelbajar - collegherà l'Artsakh con l'Armenia. I capitali
    necessari alla sua costruzione sono già disponibili: il suo impatto in
    termini di turismo e occupazione sarà enorme.
    Quanto al fattore demografico, la invito a diffidare dei dati diffusi
    da parte azera. Il saldo migratorio e le nascite sono superiori a
    quelli espressi nelle statistiche. La maggior parte dei migranti è
    stagionale, in linea con le abitudini degli abitanti delle regioni
    montane. In ogni caso, nessuno abbandona il Nagorno-Karabakh per
    mancanza di fiducia nel futuro.



    Per approfondire: Grandi Giochi nel Caucaso



    *Parole pronunciate dall'attuale capo degli Esteri armeni, E.
    Nalbandian, in occasione della cerimonia del 20° anniversario della
    creazione del ministero degli Affari esteri del Nagorno-Karabakh, il
    19 luglio 2013 a Stepanakert.
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