CORTE EUROPEA PER I DIRITTI UMANI, UNA SECONDA POSSIBILITA SUL CASO PERINCEK
2 Due Righe, Italia
26 janv 2016
Con una sentenza che ha fatto molto discutere, la Corte Europea per i
Diritti Umani ha scagionato, il 17 Dicembre del 2013, Dogu Perincek,
sconosciuto ai più nel nostro Paese, ma tristemente noto nel mondo
della diaspora Armena (e non) per essere un convinto negazionista del
genocidio armeno. Poche settimane fa l'importante organo ha deciso di
riesaminare il caso, e il nazionalista turco sara nuovamente sotto
i riflettori il prossimo 28 Gennaio, avendo accettato i giudici di
Strasburgo il ricorso avanzato dalla Svizzera. Ripercorriamo i fatti.
Questa storia comincia nel 2005, quando, durante una serie di
conferenze tenute un giro per la Svizzera, il Presidente del
Partito dei Lavoratori turco (gruppo nazionalista di sinistra) Dogu
Perincek parla più volte del genocidio armeno definendolo "menzogna
internazionale". Nel 2007 la giustizia elvetica lo condanna in quanto
le sue allocuzioni erano "animate da un movente razzista, negato a più
riprese il genocidio armeno" considerando ancche che i discorsi di
Perincek non erano motivati e dalla volonta di aprire un dibattito
storico ma da un'evidente volonta negazionista. Il nazionalista
viene riconosciuto colpevole per aver violato l'articolo 261 bis
del Codice penale, che sanziona nello specifico chiunque neghi,
minimizzi grossolanamente o cerchi di giustificare un genocidio. La
pena inflitta dal Tribunale di Losanna fu di 90 giorni, ammenda con
aggravante per discriminazione razziale e 3000 franchi di multa, per
aver negato pubblicamente l'esistenza del genocidio armeno. Nel 2013 il
colpo di scena. Il Presidente del Partito dei Lavoratori turchi, che
aveva portato il caso davanti alla Corte Europea per i Diritti Umani,
ottiene quello che vuole: per cinque voti favorevoli e due contrari,
la Corte giudica che la sua condanna da parte del tribunale elvetico
violava l'articolo 10 della Convenzione Europea per i Diritti Umani. Si
afferma che le motivazioni avanzate dalla magistratura svizzera per
giustificare la condanna di Dogu Perincek non fossero tutte pertinenti,
per non dire che fossero addirittura insufficienti.
Secondo la Corte, le istanze svizzere non avevano dimostrato che la
condanna del nazionalista turco rispondeva ad una "necessita sociale
impellente" in una societa democratica, ne che fosse necessaria per
proteggere l'onore e i sentimenti dei discendenti delle vittime che
avevano subito delle atrocita dal 1915 in poi.
La Svizzera reagisce con forte emozione a questa sentenza e fa
ricorso. Questo viene accettato e la Corte invia il caso Perincek alla
Grande Camera della Corte Europea. Questa decisione è stata accolta con
sollievo dall'Associazione Svizzera-Armenia (ASA), il suo Presidente
onorario, Sarkis Shahinian, afferma rendersi conto della "complessita"
del procedimento innescato. Ma la Svizzera non è più sola nel perorare
questa causa; l'appoggio dell'Armenia e della Francia come alte parti
contraenti, danno nuovo spessore a questo caso. La Svizzera può oggi
contare anche del sostegno de Licra (Lega Internazionale contro il
razzismo e l'antisemitismo), la FIDH (International Federation for
Human Rights), la Lega per i Diritti Umani turca, la ASA (Association
Suisses d'Armenie) e l'associazione tedesca per la difesa dei popoli
minacciati di Thessa Hofman che compaiono come parti terze. Oltre ad
Amal Alamuddin Clooney, l'accusa verra rappresentata anche da Geoffrey
Robertsons, avvocato di reputazione internazionale e autore del libro
"Un genocidio che disturba: Chi si ricorda oramai degli Armeni?".
Ricordiamo che Dogu Perincek non solo è stato processato da Ankara,
incarcerato a vita nell'Agosto 2013 e miracolosamente rilasciato lo
scorso Marzo per, aver preso parte al movimento estremista Ergenekon,
accusato complottare contro Erdogan e volere la sua destituzione,
ma è anche membro del Comitato Talaat. Questo Comitato prende il nome
da uno dei tre architetti del genocidio armeno ed opera in Europa con
il fine di diffondere azioni negazioniste e manifestazioni pubbliche
di stampo negazionista. Nel 2012 in Francia sono riusciti a radunare
30mila persone che hanno sfilato sotto l'egida del Comitato Talaat
Pacha, scandendo slogan anti armeni dai toni più che offensivi, toni
che rivelavano più un desiderio di odio, intimidazione e provocazione
che liberta di parola. Sicuramente la Corte Europea per i Diritti
Umani dovra tener conto anche di questo. Negare un genocidio vuol
dire uccidere due volte, e questo non c'entra nulla con la liberta
di espressione.
di Jacqueline Rastrelli
26 gennaio 2015
http://www.2duerighe.com/autori/26-01-2015-corte-europea-per-i-diritti-umani-un-seconda-possibilita-sul-caso-perincek
2 Due Righe, Italia
26 janv 2016
Con una sentenza che ha fatto molto discutere, la Corte Europea per i
Diritti Umani ha scagionato, il 17 Dicembre del 2013, Dogu Perincek,
sconosciuto ai più nel nostro Paese, ma tristemente noto nel mondo
della diaspora Armena (e non) per essere un convinto negazionista del
genocidio armeno. Poche settimane fa l'importante organo ha deciso di
riesaminare il caso, e il nazionalista turco sara nuovamente sotto
i riflettori il prossimo 28 Gennaio, avendo accettato i giudici di
Strasburgo il ricorso avanzato dalla Svizzera. Ripercorriamo i fatti.
Questa storia comincia nel 2005, quando, durante una serie di
conferenze tenute un giro per la Svizzera, il Presidente del
Partito dei Lavoratori turco (gruppo nazionalista di sinistra) Dogu
Perincek parla più volte del genocidio armeno definendolo "menzogna
internazionale". Nel 2007 la giustizia elvetica lo condanna in quanto
le sue allocuzioni erano "animate da un movente razzista, negato a più
riprese il genocidio armeno" considerando ancche che i discorsi di
Perincek non erano motivati e dalla volonta di aprire un dibattito
storico ma da un'evidente volonta negazionista. Il nazionalista
viene riconosciuto colpevole per aver violato l'articolo 261 bis
del Codice penale, che sanziona nello specifico chiunque neghi,
minimizzi grossolanamente o cerchi di giustificare un genocidio. La
pena inflitta dal Tribunale di Losanna fu di 90 giorni, ammenda con
aggravante per discriminazione razziale e 3000 franchi di multa, per
aver negato pubblicamente l'esistenza del genocidio armeno. Nel 2013 il
colpo di scena. Il Presidente del Partito dei Lavoratori turchi, che
aveva portato il caso davanti alla Corte Europea per i Diritti Umani,
ottiene quello che vuole: per cinque voti favorevoli e due contrari,
la Corte giudica che la sua condanna da parte del tribunale elvetico
violava l'articolo 10 della Convenzione Europea per i Diritti Umani. Si
afferma che le motivazioni avanzate dalla magistratura svizzera per
giustificare la condanna di Dogu Perincek non fossero tutte pertinenti,
per non dire che fossero addirittura insufficienti.
Secondo la Corte, le istanze svizzere non avevano dimostrato che la
condanna del nazionalista turco rispondeva ad una "necessita sociale
impellente" in una societa democratica, ne che fosse necessaria per
proteggere l'onore e i sentimenti dei discendenti delle vittime che
avevano subito delle atrocita dal 1915 in poi.
La Svizzera reagisce con forte emozione a questa sentenza e fa
ricorso. Questo viene accettato e la Corte invia il caso Perincek alla
Grande Camera della Corte Europea. Questa decisione è stata accolta con
sollievo dall'Associazione Svizzera-Armenia (ASA), il suo Presidente
onorario, Sarkis Shahinian, afferma rendersi conto della "complessita"
del procedimento innescato. Ma la Svizzera non è più sola nel perorare
questa causa; l'appoggio dell'Armenia e della Francia come alte parti
contraenti, danno nuovo spessore a questo caso. La Svizzera può oggi
contare anche del sostegno de Licra (Lega Internazionale contro il
razzismo e l'antisemitismo), la FIDH (International Federation for
Human Rights), la Lega per i Diritti Umani turca, la ASA (Association
Suisses d'Armenie) e l'associazione tedesca per la difesa dei popoli
minacciati di Thessa Hofman che compaiono come parti terze. Oltre ad
Amal Alamuddin Clooney, l'accusa verra rappresentata anche da Geoffrey
Robertsons, avvocato di reputazione internazionale e autore del libro
"Un genocidio che disturba: Chi si ricorda oramai degli Armeni?".
Ricordiamo che Dogu Perincek non solo è stato processato da Ankara,
incarcerato a vita nell'Agosto 2013 e miracolosamente rilasciato lo
scorso Marzo per, aver preso parte al movimento estremista Ergenekon,
accusato complottare contro Erdogan e volere la sua destituzione,
ma è anche membro del Comitato Talaat. Questo Comitato prende il nome
da uno dei tre architetti del genocidio armeno ed opera in Europa con
il fine di diffondere azioni negazioniste e manifestazioni pubbliche
di stampo negazionista. Nel 2012 in Francia sono riusciti a radunare
30mila persone che hanno sfilato sotto l'egida del Comitato Talaat
Pacha, scandendo slogan anti armeni dai toni più che offensivi, toni
che rivelavano più un desiderio di odio, intimidazione e provocazione
che liberta di parola. Sicuramente la Corte Europea per i Diritti
Umani dovra tener conto anche di questo. Negare un genocidio vuol
dire uccidere due volte, e questo non c'entra nulla con la liberta
di espressione.
di Jacqueline Rastrelli
26 gennaio 2015
http://www.2duerighe.com/autori/26-01-2015-corte-europea-per-i-diritti-umani-un-seconda-possibilita-sul-caso-perincek