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La moglie di Clooney debutta nel processo a Strasburgo sul genocidio

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  • La moglie di Clooney debutta nel processo a Strasburgo sul genocidio

    Il Giornale, Italia
    28 gen 2015


    La moglie di Clooney debutta nel processo a Strasburgo sul genocidio armeno

    Amal Alamuddin rappresenta il governo armeno, costituitosi parte
    civile nel processo contro un cittadino turco, che in Svizzera ha
    negato l'esistenza del genocidio armeno

    Orlando Sacchelli - Mer, 28/01/2015 - 15:56
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    Amal Alamuddin, moglie di George Clooney, debutta alla Corte di
    Strasburgo. Nota avvocato dei diritti umani, rappresenta il governo
    armeno che si è costituito parte civile nel processo che vede imputato
    un politico turco, Dogu Perincek, che durante un viaggio in Svizzera
    negò il genocidio armeno. Perincek fu multato per le sue affermazioni,
    ma presentò appello alla Corte europea dei diritti dell'uomo di
    Strasburgo, sostenendo che la Svizzera aveva violato il suo diritto
    alla libera espressione.

    Oggi è iniziato il processo di appello. La sede della Corte era
    assediata dalla stampa. Oltre ai numerosi giornalisti e fotografi
    presenti circa 200 armeni che chiedono il riconoscimento del genocidio
    del 1915.

    Il genocidio armeno

    Gli armeni erano già finiti al centro di una dura repressione da parte
    del sultano ottomano Abdul Hamid II, tra il 1894 e il 1896. Per
    genocidio, tuttavia, si intende quello avvenuto tra il 1915 e il 1916.
    Gli armeni lo commemorano ogni anno il 24 aprile. Nella notte tra il
    24 e il 25 aprile 1915, infatti, furono compiuti numerosi arresti e
    deportazioni di armeni, inizialmente contro l'élite intellettuale di
    Costantinopoli: più di mille tra giornalisti, scrittori e persino
    parlamentari armeni furono deportati in Anatolia, e molti di essi
    neanche vi arrivarono perché uccise (o lasciate morire di stenti)
    nelle lunghe "marce della morte". Da qualche anno nell'impero ottomano
    si era affermato il governo dei "Giovani Turchi", formazione
    costituitasi alla fine del XIX secolo per trasformare l'impero in una
    moderna monarchia costituzionale, con un esercito ben addestrato. I
    giovani turchi temevano che gli armeni potessero allearsi coi russi,
    di cui erano acerrimi nemici. E in effetti alcuni battaglioni armeni
    dell'esercito russo nel 1915 si misero a reclutare armeni che prima
    avevano fatto parte dell'esercito ottomano. Anche i francesi, con il
    loro esercito, forniva soldi e armi agli armeni, spingendoli alla
    rivolta contro il movimento che, nel 1923, avrebbe dato vita alla
    repubblica. Furono anche (qualcuno dirà soprattutto) ragioni politiche
    e di alleanze, dunque, a causare i massacri.

    Ancora oggi la Turchia rifiuta di riconoscere il genocidio compiuto a
    danno degli armeni. E nel modo più assoluto Ankara nega che il
    massacro fu pianificato e messo in atto così come, anni dopo, fecero i
    nazisti in Germania contro gli ebrei. Uno storico turco, che negli
    anni Settanta affrontò il tema spingendosi a ipotizzare che vi fosse
    stato un genocidio, fu incarcerato e condannato a dieci anni di
    prigione.

    Oggi Taner Akçam vive e lavora negli Stati Uniti. La Turchia tuttora
    punisce con una pena fino a tre anni chiunque in pubblico citi
    l'esistenza del genocidio degli armeni: viene considerato un gesto
    anti-patriottico. Questo negazionismo ha creato moltissime frizioni
    tra Turchia e Unione Europea, in relazion al negoziato per l'adesione
    di Ankara nell'Ue. Eppure le foto di Armin T. Wegner testimoniano quel
    massacro.


    http://www.ilgiornale.it/news/mondo/moglie-clooney-debutta-nel-processo-strasburgo-sul-genocidio-1086795.html

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