Aleteia- Italia
28 gen 2015
Francesco: una Messa in ricordo del genocidio degli armeni
Sarà celebrata il 12 aprile a S. Pietro per il centenario di Metz
Yeghern, il "Grande Male". Tensione tra Armenia e Turchia a proposito
delle celebrazioni
Chiara Santomiero
Il 24 aprile del 2015 ricorre il centenario dell'inizio del massacro
di un milione e mezzo di armeni ad opera del governo dei Giovani
Turchi del padre della moderna Turchia, Mustafa Kemal Ataturk. Gli
armeni lo indicano come Metz Yeghern, il "Grande Male".
Nell'ambito della commemorazione, in Italia e nel mondo di questi
avvenimenti, papa Francesco, secondo quanto stabilito dal calendario
delle celebrazioni presiedute dal pontefice tra febbraio e aprile,
celebrerà una Santa Messa a S. Pietro per i fedeli di rito armeno alle
ore 10 del 12 aprile, domenica della Divina Misericordia.
GENOCIDIO O STERMINIO?
Gli storici non sono ancora d'accordo sull'attribuzione della
definizione di "genocidio" (riconosciuta in presenza di precise
caratteristiche della persecuzione contro "un gruppo nazionale,
etnico, razziale o religioso"), ma in molti ritengono che lo sterminio
della popolazione armena di Istanbul e in tutta l'area dell'ex impero
ottomano sia stato il preludio a ognuno dei grandi massacri del
Novecento, dalla Shoah, ricordata il 27 gennaio con la Giornata della
memoria, al massacro di Srebenica (8 mila musulmani inermi uccisi dai
serbi) del conflitto nella ex Yugoslavia e del quale quest'anno
ricorrerà il ventennio.
Secondo Raz Segal, 39enne storico dell'Università di Tel Aviv che da
anni studia i paralleli e le differenze tra diversi genocidi:
(L'Espresso 27 gennaio).
IL NEGAZIONISMO TURCO
La Messa presieduta da papa Francesco il 12 aprile si inserisce tra le
numerose commemorazioni che si sono aperte ufficialmente in Armenia
nei giorni scorsi e che dureranno per tutto l'anno. Il prossimo 23
aprile il patriarca armeno ortodosso Karekin II presiederà la
canonizzazione di massa di un milione e mezzo di uomini, donne e
bambini armeni morti a causa della loro appartenenza etnica e
religiosa. Nella lettera enciclica scritta per l'occasione Karekin ha
ricordato che "nel 1915 e negli anni successivi un milione e mezzo di
nostri figli e figlie ha subito la morte, la fame, la malattia; è
stato deportato e costretto a camminare fino alla morte" (Il
Sismografo 27 gennaio).
Il patriarca ha sottolineato il mancato riconoscimento del genocidio
da parte delle istituzioni turche, dai tempi del fondatore Ataturk
fino all'attuale presidente Erdogan, cui si accompagna una "negazione
criminale della Turchia", cioè un'opera attiva di negazionismo.
"GUERRA" DI COMMEMORAZIONI
Per la Turchia è difficile riconoscere degli eventi storici la cui
crudeltà coinvolge gli stessi padri fondatori della moderna
repubblica. Qualche apertura diplomatica verso l'Armenia non ha mai
preso in considerazione la possibilità di riconoscere il "genocidio":
per i turchi le vittime furono "solo" 350 mila e per la maggior parte
morirono per "tragica fatalità" durante i trasferimenti coatti della
popolazione armena nell'est del Paese.
L'anno scorso, tuttavia, in occasione del 24 aprile e della memoria
del "Grande Male", il presidente Erdogan inviò un messaggio con il
quale offrì le condoglianze ai discendenti degli armeni morti "nelle
circostanze dell'inizio del XX secolo", specificando che "è un dovere
umano capire e condividere la volontà degli armeni di commemorare le
loro sofferenze durante quel periodo".
Quest'anno, nel timore delle ricadute politiche delle celebrazioni che
si svolgeranno a Yerevan il 24 aprile prossimo, il governo turco ha
deciso di anticipare di due giorni l'anniversario della vittoria nella
battaglia dei Dardanelli del 1915 (di solito ricordata il 25 aprile)
proponendo a 102 capi di Stato e di governo - tra cui il presidente
armeno Serzh Sargsyan - un vertice per la pace a Istanbul proprio il
24 aprile. "Un tentativo grossolano - lo ha definito nella risposta a
Erdogan il presidente armeno - di distrarre l'attenzione della
comunità internazionale dalla commemorazione del centennale del
genocidio armeno".
IL "GIORNO DELLE MEMORIE"
Di fronte alla "contabilità" dei morti e ai contorcimenti diplomatici,
assume maggior significato la proposta dello scrittore Moni Ovadia che
vorrebbe trasformare la "Giornata della memoria" istituita il 27
aprile in ricordo delle vittime della Shoah che non furono solo ebrei
ma anche "rom, antifascisti, omosessuali, menomati, Testimoni di
Geova, slavi, emarginati, militari che rifiutarono di piegarsi ai
nazifascisti" in "Giorno delle memorie". "La nuova denominazione -
scrive lo scrittore - dovrebbe riorientare le manifestazioni, gli
studi, l'edificazione della casa della Memoria come laboratorio della
cultura di pace, di giustizia, di uguaglianza nel ricordo di tutti i
genocidi e degli stermini di massa" (gariwo.net).
http://www.aleteia.org/it/dal-mondo/articolo/francesco-messa-ricordo-genocidio-armeni-5899250785320960
28 gen 2015
Francesco: una Messa in ricordo del genocidio degli armeni
Sarà celebrata il 12 aprile a S. Pietro per il centenario di Metz
Yeghern, il "Grande Male". Tensione tra Armenia e Turchia a proposito
delle celebrazioni
Chiara Santomiero
Il 24 aprile del 2015 ricorre il centenario dell'inizio del massacro
di un milione e mezzo di armeni ad opera del governo dei Giovani
Turchi del padre della moderna Turchia, Mustafa Kemal Ataturk. Gli
armeni lo indicano come Metz Yeghern, il "Grande Male".
Nell'ambito della commemorazione, in Italia e nel mondo di questi
avvenimenti, papa Francesco, secondo quanto stabilito dal calendario
delle celebrazioni presiedute dal pontefice tra febbraio e aprile,
celebrerà una Santa Messa a S. Pietro per i fedeli di rito armeno alle
ore 10 del 12 aprile, domenica della Divina Misericordia.
GENOCIDIO O STERMINIO?
Gli storici non sono ancora d'accordo sull'attribuzione della
definizione di "genocidio" (riconosciuta in presenza di precise
caratteristiche della persecuzione contro "un gruppo nazionale,
etnico, razziale o religioso"), ma in molti ritengono che lo sterminio
della popolazione armena di Istanbul e in tutta l'area dell'ex impero
ottomano sia stato il preludio a ognuno dei grandi massacri del
Novecento, dalla Shoah, ricordata il 27 gennaio con la Giornata della
memoria, al massacro di Srebenica (8 mila musulmani inermi uccisi dai
serbi) del conflitto nella ex Yugoslavia e del quale quest'anno
ricorrerà il ventennio.
Secondo Raz Segal, 39enne storico dell'Università di Tel Aviv che da
anni studia i paralleli e le differenze tra diversi genocidi:
(L'Espresso 27 gennaio).
IL NEGAZIONISMO TURCO
La Messa presieduta da papa Francesco il 12 aprile si inserisce tra le
numerose commemorazioni che si sono aperte ufficialmente in Armenia
nei giorni scorsi e che dureranno per tutto l'anno. Il prossimo 23
aprile il patriarca armeno ortodosso Karekin II presiederà la
canonizzazione di massa di un milione e mezzo di uomini, donne e
bambini armeni morti a causa della loro appartenenza etnica e
religiosa. Nella lettera enciclica scritta per l'occasione Karekin ha
ricordato che "nel 1915 e negli anni successivi un milione e mezzo di
nostri figli e figlie ha subito la morte, la fame, la malattia; è
stato deportato e costretto a camminare fino alla morte" (Il
Sismografo 27 gennaio).
Il patriarca ha sottolineato il mancato riconoscimento del genocidio
da parte delle istituzioni turche, dai tempi del fondatore Ataturk
fino all'attuale presidente Erdogan, cui si accompagna una "negazione
criminale della Turchia", cioè un'opera attiva di negazionismo.
"GUERRA" DI COMMEMORAZIONI
Per la Turchia è difficile riconoscere degli eventi storici la cui
crudeltà coinvolge gli stessi padri fondatori della moderna
repubblica. Qualche apertura diplomatica verso l'Armenia non ha mai
preso in considerazione la possibilità di riconoscere il "genocidio":
per i turchi le vittime furono "solo" 350 mila e per la maggior parte
morirono per "tragica fatalità" durante i trasferimenti coatti della
popolazione armena nell'est del Paese.
L'anno scorso, tuttavia, in occasione del 24 aprile e della memoria
del "Grande Male", il presidente Erdogan inviò un messaggio con il
quale offrì le condoglianze ai discendenti degli armeni morti "nelle
circostanze dell'inizio del XX secolo", specificando che "è un dovere
umano capire e condividere la volontà degli armeni di commemorare le
loro sofferenze durante quel periodo".
Quest'anno, nel timore delle ricadute politiche delle celebrazioni che
si svolgeranno a Yerevan il 24 aprile prossimo, il governo turco ha
deciso di anticipare di due giorni l'anniversario della vittoria nella
battaglia dei Dardanelli del 1915 (di solito ricordata il 25 aprile)
proponendo a 102 capi di Stato e di governo - tra cui il presidente
armeno Serzh Sargsyan - un vertice per la pace a Istanbul proprio il
24 aprile. "Un tentativo grossolano - lo ha definito nella risposta a
Erdogan il presidente armeno - di distrarre l'attenzione della
comunità internazionale dalla commemorazione del centennale del
genocidio armeno".
IL "GIORNO DELLE MEMORIE"
Di fronte alla "contabilità" dei morti e ai contorcimenti diplomatici,
assume maggior significato la proposta dello scrittore Moni Ovadia che
vorrebbe trasformare la "Giornata della memoria" istituita il 27
aprile in ricordo delle vittime della Shoah che non furono solo ebrei
ma anche "rom, antifascisti, omosessuali, menomati, Testimoni di
Geova, slavi, emarginati, militari che rifiutarono di piegarsi ai
nazifascisti" in "Giorno delle memorie". "La nuova denominazione -
scrive lo scrittore - dovrebbe riorientare le manifestazioni, gli
studi, l'edificazione della casa della Memoria come laboratorio della
cultura di pace, di giustizia, di uguaglianza nel ricordo di tutti i
genocidi e degli stermini di massa" (gariwo.net).
http://www.aleteia.org/it/dal-mondo/articolo/francesco-messa-ricordo-genocidio-armeni-5899250785320960