L'Eco di Bergamo, Italia
27 marzo 2013
Chiese e monasteri d'Armenia: Sentinelle del cristianesimo
Viaggi e Turismo
Sembrano tante sentinelle le chiese e i monasteri dell'Armenia.
Sentinelle di un cristianesimo che da secoli è un avamposto in mezzo
all'islam. Circondati da Iran, Turchia e Azerbaigian gli armeni hanno
difeso il loro credo resistendo a invasioni, occupazioni e ateismo di
Stato.
Primo Paese a proclamare la conversione al cristianesimo nel 301,
l'Armenia, ha subìto nel corso dei secoli occupazioni da parte di
turchi, persiani e mongoli. E il territorio è stato spesso devastato
anche da violenti terremoti. Tuttavia gli armeni hanno conservato la
loro identità, la loro cultura e la loro fede: elementi questi che
legano alla madrepatria gli oltre 10 milioni della diaspora sparsi in
tutto il mondo.
Oggi gli armeni residenti in ciò che resta del loro Paese sono circa 3
milioni sopravvissuti al grande genocidio compiuto dai turchi che, nel
1915-1916, ne massacrarono un milione e mezzo. Una tragedia poco
conosciuta e anche negata alla quale è dedicato il Museo del genocidio
nella capitale Yerevan. Ma, viene da chiedersi, cosa ha tenuto uniti
gli armeni in mezzo a secoli di guerre violenze e soprusi? Un elemento
costitutivo e distintivo del Paese è sicuramente la scrittura ideata
nel 405 da Mesrop Mashtots (cui è dedicato il museo del libro a
Yerevan dove sono conservati splendidi manoscritti) per poter tradurre
e far conoscere la Bibbia al popolo armeno. E il cristianesimo è il
secondo grande elemento costitutivo dell'identità armena.
`Il cristianesimo per gli armeni è come il colore della la pelle: non
si può cambiare' dicono con orgoglio. Così scrittura e religione da
sempre sono punto d'incontro e collante anche dopo l'ultima divisione
del territorio. Un'amputazione che è ancor più dolorosa perché arrivò
nel 1920 all'indomani della riconquistata indipendenza dopo secoli.
Per sfuggire alla morsa turca gli armeni si gettarono nell'abbraccio
mortale della neonata Unione Sovietica. E Mosca, per tenersi buono lo
scomodo vicino turco, pensò bene di cedere le dodici province
occidentali dell'Armenia alla Repubblica Turca di Kemal Ataturk il
leader di quei `giovani turchi' principali protagonisti del genocidio
armeno.
Ma quella cessione portò oltre al danno le beffe: l'Armenia perdeva
simbolo del Paese,l'Ararat la montagna dove secondo la tradizione si
arenò l'Arca di Noè. E per i cristiani armeni cominciava anche il
lungo inverno di 70 anni di ateismo di Stato con la chiusura di
seminari e la distruzione di chiese e conventi. L'Aratat oggi è più
che mai il simbolo dell'Armenia: non c'è angolo della vasta pianura e
dai rilievi che la circondano dal quale non lo si possa vedere e
sicuramente una degli scorci più suggestivi lo si può ammirare
Zvartnotz - Tempio degli Angeli - con le rovine della chiesa dedicata
a San Gregorio l'Illuminatore il patrono dell'Armenia.
L'imponenza dei resti della costruzione da soli raccontano a quale
punto di civiltà fossero giunti gli armeni a metà del VII secolo. E
proprio San Gregorio l'Illuminatore, primo chatolicos degli armeni, è
una delle figure chiavi del cristianesimo armeno. A Khor Virap, sul
luogo dove c'è ancora il pozzo nel quale il Santo fu rinchiuso per 13
anni, sorge un magnifico monastero circondato da mura dalle quali si
gode la vista dell'Ararat.
La tradizione narra che San Giorgio guarì Tiridate III il re che lo
aveva rinchiuso e quel gesto di generosità portò il sovrano a
convertirsi al cristianesimo e con lui tutti gli armeni. Gli armeni
oggi si riconoscono nella Chiesa Apostolica Armena che il suo
`Vaticano' a Echmiadizin - La discesa dell'Unigenito - dove nella
piccola cattedrale è possibile incontrare il catholicos e dove è di
fatto rinato il cristianesimo armeno con la riapertura del seminario.
La Chiesa armena, benché separata da Roma (solo i Melchitarriti
riconoscono autorità del Romano Pontefice), compie passi di grande
apertura verso i cattolici (`Le differenze tra di noi e voi - amano
dire - stanno in un ditale') tant'è che non è infrequente per le
comitive di pellegrini celebrare la Messa nelle loro chiese. E proprio
le chiese, sparse in tutto il territorio, in fondo a gole, a mezza
costa o sulla sommità di alture, costituiscono una delle maggiori
attrattive.
La quasi totalità è decorata da incisioni e bassorilievi e oggi
lentamente stanno lentamente riaprendo grazie agli aiuti degli armeni
della dispora. Così sono rinate - tra le altre - la chiesa di Santa
Hripsime dedicate a alle Sante Ripsima, Gaiana e compagne martiri, il
copmlesso monastico di Noravank, la chiesa di Astvatsatsin
dall'originale ingresso al primo piano lungo due strette scale
addossate alla facciata, o il monaztero di Geghard dove, secondo la
tradizione, p conservato un frammento della lancia di Longino che
trafisse il costato di Gesù Crocifisso.
Estremamente suggestivo infine il Tempio del Sole di Garni dal quale
si domina una vallata e che, immerso nel silenzio, da solo racconta la
storia di un popolo martoriato, sottomesso, ma non sconfitto del suo
intimo e che ancora oggi è testimone dei suoi valori, della sua
cultura, del suo credo.
L'agenzia viaggi Ovet di viale Papa Giovanni XXIII 110 ha organizzato
due viaggi-pellegrinaggi in Armenia di 9 giorni ciascuno. Il primo è
in programma dal 27 giugno al 5 luglio; il secondo dal 23 al 31
agosto. La quota di partecipazione è di 1.490 euro. Info
www.ovetviaggi.it
Mino Carrara
http://www.ecodibergamo.it/stories/Viaggi%20e%20Turismo/362986_monasteri_darmenia_sentinelle_della_fede/
27 marzo 2013
Chiese e monasteri d'Armenia: Sentinelle del cristianesimo
Viaggi e Turismo
Sembrano tante sentinelle le chiese e i monasteri dell'Armenia.
Sentinelle di un cristianesimo che da secoli è un avamposto in mezzo
all'islam. Circondati da Iran, Turchia e Azerbaigian gli armeni hanno
difeso il loro credo resistendo a invasioni, occupazioni e ateismo di
Stato.
Primo Paese a proclamare la conversione al cristianesimo nel 301,
l'Armenia, ha subìto nel corso dei secoli occupazioni da parte di
turchi, persiani e mongoli. E il territorio è stato spesso devastato
anche da violenti terremoti. Tuttavia gli armeni hanno conservato la
loro identità, la loro cultura e la loro fede: elementi questi che
legano alla madrepatria gli oltre 10 milioni della diaspora sparsi in
tutto il mondo.
Oggi gli armeni residenti in ciò che resta del loro Paese sono circa 3
milioni sopravvissuti al grande genocidio compiuto dai turchi che, nel
1915-1916, ne massacrarono un milione e mezzo. Una tragedia poco
conosciuta e anche negata alla quale è dedicato il Museo del genocidio
nella capitale Yerevan. Ma, viene da chiedersi, cosa ha tenuto uniti
gli armeni in mezzo a secoli di guerre violenze e soprusi? Un elemento
costitutivo e distintivo del Paese è sicuramente la scrittura ideata
nel 405 da Mesrop Mashtots (cui è dedicato il museo del libro a
Yerevan dove sono conservati splendidi manoscritti) per poter tradurre
e far conoscere la Bibbia al popolo armeno. E il cristianesimo è il
secondo grande elemento costitutivo dell'identità armena.
`Il cristianesimo per gli armeni è come il colore della la pelle: non
si può cambiare' dicono con orgoglio. Così scrittura e religione da
sempre sono punto d'incontro e collante anche dopo l'ultima divisione
del territorio. Un'amputazione che è ancor più dolorosa perché arrivò
nel 1920 all'indomani della riconquistata indipendenza dopo secoli.
Per sfuggire alla morsa turca gli armeni si gettarono nell'abbraccio
mortale della neonata Unione Sovietica. E Mosca, per tenersi buono lo
scomodo vicino turco, pensò bene di cedere le dodici province
occidentali dell'Armenia alla Repubblica Turca di Kemal Ataturk il
leader di quei `giovani turchi' principali protagonisti del genocidio
armeno.
Ma quella cessione portò oltre al danno le beffe: l'Armenia perdeva
simbolo del Paese,l'Ararat la montagna dove secondo la tradizione si
arenò l'Arca di Noè. E per i cristiani armeni cominciava anche il
lungo inverno di 70 anni di ateismo di Stato con la chiusura di
seminari e la distruzione di chiese e conventi. L'Aratat oggi è più
che mai il simbolo dell'Armenia: non c'è angolo della vasta pianura e
dai rilievi che la circondano dal quale non lo si possa vedere e
sicuramente una degli scorci più suggestivi lo si può ammirare
Zvartnotz - Tempio degli Angeli - con le rovine della chiesa dedicata
a San Gregorio l'Illuminatore il patrono dell'Armenia.
L'imponenza dei resti della costruzione da soli raccontano a quale
punto di civiltà fossero giunti gli armeni a metà del VII secolo. E
proprio San Gregorio l'Illuminatore, primo chatolicos degli armeni, è
una delle figure chiavi del cristianesimo armeno. A Khor Virap, sul
luogo dove c'è ancora il pozzo nel quale il Santo fu rinchiuso per 13
anni, sorge un magnifico monastero circondato da mura dalle quali si
gode la vista dell'Ararat.
La tradizione narra che San Giorgio guarì Tiridate III il re che lo
aveva rinchiuso e quel gesto di generosità portò il sovrano a
convertirsi al cristianesimo e con lui tutti gli armeni. Gli armeni
oggi si riconoscono nella Chiesa Apostolica Armena che il suo
`Vaticano' a Echmiadizin - La discesa dell'Unigenito - dove nella
piccola cattedrale è possibile incontrare il catholicos e dove è di
fatto rinato il cristianesimo armeno con la riapertura del seminario.
La Chiesa armena, benché separata da Roma (solo i Melchitarriti
riconoscono autorità del Romano Pontefice), compie passi di grande
apertura verso i cattolici (`Le differenze tra di noi e voi - amano
dire - stanno in un ditale') tant'è che non è infrequente per le
comitive di pellegrini celebrare la Messa nelle loro chiese. E proprio
le chiese, sparse in tutto il territorio, in fondo a gole, a mezza
costa o sulla sommità di alture, costituiscono una delle maggiori
attrattive.
La quasi totalità è decorata da incisioni e bassorilievi e oggi
lentamente stanno lentamente riaprendo grazie agli aiuti degli armeni
della dispora. Così sono rinate - tra le altre - la chiesa di Santa
Hripsime dedicate a alle Sante Ripsima, Gaiana e compagne martiri, il
copmlesso monastico di Noravank, la chiesa di Astvatsatsin
dall'originale ingresso al primo piano lungo due strette scale
addossate alla facciata, o il monaztero di Geghard dove, secondo la
tradizione, p conservato un frammento della lancia di Longino che
trafisse il costato di Gesù Crocifisso.
Estremamente suggestivo infine il Tempio del Sole di Garni dal quale
si domina una vallata e che, immerso nel silenzio, da solo racconta la
storia di un popolo martoriato, sottomesso, ma non sconfitto del suo
intimo e che ancora oggi è testimone dei suoi valori, della sua
cultura, del suo credo.
L'agenzia viaggi Ovet di viale Papa Giovanni XXIII 110 ha organizzato
due viaggi-pellegrinaggi in Armenia di 9 giorni ciascuno. Il primo è
in programma dal 27 giugno al 5 luglio; il secondo dal 23 al 31
agosto. La quota di partecipazione è di 1.490 euro. Info
www.ovetviaggi.it
Mino Carrara
http://www.ecodibergamo.it/stories/Viaggi%20e%20Turismo/362986_monasteri_darmenia_sentinelle_della_fede/